Famiglia

Ramonda: la Papa Giovanni XXIII vanta 11 milioni di crediti con lo Stato

È lo sfogo che il responsabile generale dell’Associazione espresso durante i lavori del convegno “Una Famiglia per Tutti” chiedendo «il riconoscimento della Casa Famiglia con una legge ordinaria dello Stato»

di Redazione

«Basta con la sperimentazione: oggi chiediamo a gran voce il riconoscimento della Casa Famiglia con una legge ordinaria dello Stato: sono quarant’anni che le Case Famiglia esistono, i risultati sono concreti e sono sotto gli occhi di tutti. C’è una dignità delle strutture sussidiarie, come la nostra, che va riconosciuta».

Sono parole di Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, espresse durante la conferenza stampa per i lavori del convegno “Una Famiglia per Tutti” promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in occasione del quarantesimo anniversario dalla nascita della prima Casa Famiglia, avvenuta a Coriano di Rimini nel 1973.

«Oggi vogliamo mettere a fuoco alcuni concetti fondamentali: anzitutto che le Case Famiglia hanno una grande valenza educativa e pedagogica, ovvero che sono famiglie sostitutive che garantiscono, a chi ne ha bisogno, che può crescere in una famiglia dove c’è un padre e una madre. In secondo luogo: le Case Famiglia sono attive da quarant’anni: abbiamo accolto decine di migliaia di bambini con gravi handicap, adolescenti a rischio devianza, persone con malattie mentali, giovani tossicodipendenti, donne e uomini che uscivano dal carcere o che vivevano in strada», ha continuato Raimonda.

«Infine» ha concluso, «un accolto su due sta in Casa Famiglia gratuitamente. Noi chiediamo, per senso di giustizia, che lo Stato riconosca il diritto al mantenimento a tutti loro. Lo Stato è debitore di 11 milioni di Euro, non nei confronti della Comunità Papa Giovanni XXIII, ma nei confronti di tutti gli accolti, perché questi sono i fondi necessari al loro sostentamento. È uno schiaffo alla giustizia. Non solo: a livello statale, i nostri accolti costano 5 o 6 volte di meno rispetto ad un accolto in una struttura diversa, ad aes di tipo ospedaliero: 50 Euro al giorno contro 300 Euro. Lo Stato deve essere al servizio di queste realtà: lo diciamo con forza perché, come ricordava don Oreste Benzi, noi mettiamo le nostre braccia sotto le croci, a fianco di chi le porta; non andiamo a braccetto di chi le croci le fabbrica. Non possiamo essere conniventi con l’ingiustizia«.
 
All’incontro con la stampa, oltre a Giovanni Paolo Ramonda, sono intervenuti Serenella  Pesarin, Ministero della Giustizia – Direttore Generale per l'attuazione dei provvedimenti giudiziari; Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente Pontificio Consiglio per la Famiglia e l’On. Mino Taricco del Partito Democratico.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA