Welfare

A Sulmona un gesto di solidarietà, e a Roma …

Lettera dal carcere

di Riccardo Bonacina

Cari amici, siamo Carmelo e Giovanni. Vi scriviamo dalla prigione di Sulmona dove scontiamo la condanna all?ergastolo. Abbiamo deciso di fare lo sciopero della fame per tutto il tempo del congresso della Fao in cui si parlerà della fame nel mondo. Noi protestiamo perché è giusto farlo affinché i nostri amici e chiunque leggerà questo documento, prenda coscienza che nella vita chi muore di fame permette a noi occidentali di vivere nel benessere e per il benessere. Se potessimo, vieteremmo ai ricchi l?accesso a teatri, ristoranti, cinema, porti, aeroporti, e a tutti quei luoghi dove gli affamati non hanno accesso e forse, in tali condizioni, lor Signori ricchi capirebbero ciò che è l?emarginazione perché da esse nasce la fame e la ricchezza. Se potessimo non saluteremmo chi è ricco affinché si vergogni di esserlo, e abbracceremmo i poveri per sollevare il loro spirito e onorare la loro forza che li porta ad andare avanti in questo mondo di ?pochi ipocriti con la panza piena?. Ti preghiamo di fare copie e inviarle a chi puoi in modo che questo documento non resti chiuso tra quattro mura e per essere, come noi, solidali con tutti i poveri. Nei giorni del vertice il nostro pensiero sarà anche per quegli anziani che rovistano nella spazzatura dei mercati alla ricerca di un po? di cibo a causa della misera pensione sociale. Pace a tutti. Giovanni e Carmelo, Carcere di Sulmona Nei 202 istituti penitenziari, nelle 24 case mandamentali, e nei 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani, il 31 luglio 2001 erano presenti complessivamente oltre 57 mila detenuti. Dal 1983 ad oggi la popolazione detenuta in Italia è cresciuta di circa 19 mila unità. Il tasso di detenzione è di circa 95 detenuti ogni 100mila abitanti (era pari a 54 10 anni prima). Era da 49 anni che non aveva un tasso così alto. La capienza regolamentare del nostro parco carceri è di 42.063 posti, mentre quella tollerabile di 47.914. La densità globale degli istituti di pena italiani è pari a 129 persone ogni 100 posti disponibili. Nell?area del Consiglio d?Europa il sovraffollamento risulta più grave solo in Grecia (166 detenuti per 100 posti), in Ungheria (161), in Romania (148). Al 31 maggio 2001 gli stranieri in carcere erano 16.330. Le nazionalità più rappresentate sono il Marocco (3597), l?Albania (2717), la Tunisia (2083), l?Algeria (1440), la ex Jugoslavia (971). I detenuti dell?area Ue sono 403, gli statunitensi 29. Il 30% della popolazione detenuta è composta da tossicodipendenti. La maggioranza assoluta delle persone detenute rientra nella fascia giovanile. 27.492 detenuti, pari al 49.83% della popolazione in carcere ha un?età compresa fra i 18 e i 35 anni. Ben il 41,81% aveva una condizione lavorativa non rilevabile prima di entrare in carcere. Si tratta presumibilmente di extracomunitari o di persone fuori da ogni contesto integrato. 13.322 sono i detenuti che all?ingresso in carcere risultavano titolari di una posizione lavorativa definita. Infine il grado di istruzione. Gli analfabeti e coloro i quali hanno il solo titolo di licenza di scuola elementare si raggiunge la percentuale complessiva del 55,02% del totale della popolazione detenuta che non ha assolto all?obbligo scolastico. Solo lo 0,86% ha una laurea ed il 3,81% il diploma di scuola media superiore. Ecco quindi gli abitanti tipo del carcere: giovani, senza lavoro e con un livello di istruzione che era proprio dell?Italia del dopoguerra. Perciò gli enti locali devono occuparsi di carcere. è questo il senso dello sportello Cilo (Centro di iniziativa locale per l?occupazione) di Rebibbia, che vuole offrire un servizio di orientamento ed assistenza tecnica all?inserimento e reinserimento per detenuti o ex detenuti nel mercato del lavoro. Uno sportello che è già attivo in carcere e vuole ridurre il distacco fra carcere e società. Assessorato alle Politiche per le Periferie di Roma


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