Volontariato

Notte dei Musei, cui prodest boicottarla?

Cresce la polemica attorno all'utilizzo di volontari per la Notte dei Musei. Molti archeologi in prima linea invitano a boicottare l'evento, con l'hashtag #no18maggio e un flashmob

di Sara De Carli

Alla vigilia della Notte dei Musei, impazzano le polemiche. Sabato 18 maggio in una straordinaria “notte bianca” della cultura di respiro europeo, dalle 20 alle 24, apriranno al pubblico ben 257 monumenti, musei e aree archeologiche statali (l’elenco degli eventi e dei luoghi aperti è su www.beniculturali.it/nottedeimusei2013), con il desiderio di andare incontro soprattutto all’interesse dei più giovani. Dopo la nostra segnalazione del malcontento che serpeggiava su Facebook attorno all’appello che il MiBAC  aveva rivolto ai volontari per dare una mano a garantire l’apertura straordinaria dei siti, in mancanza di fondi per pagare gli straordinari del personale, la polemica è montata. Sul web si sono moltiplicati gli hasthtag di protesta: #no18maggio, VolontariAChi e #generazionePro i più quotati. L'invito rivolto ai professionisti è quello di non prestarsi a tenere aperti i musei come volontari, nemmeno per una sola notte. L'hashtag #no18maggio è il primo nato, lanciato il 12 maggio da Gabriele Gattiga, archeologo con tanto di Phd. La protesta dal web si farà reale domani pomeriggio, poche ore prima dell’avvio della Notte dei Musei: l’appuntamento è per le 17 a Roma, in piazza Giovanni XXIII, dove ci sarà un flash mob «contro l'utilizzo dei volontari nei musei italiani in sostituzione dei professionisti» a cui aderiscono Assotecnici, Confederazione Italiana Archeologi e professionearcheologo.it. Qualcuno ci ha già messo la faccia, postando un ritratto con l’hashtag #nottedeiprofessionisti: le foto si susseguono, tutte giovani, con tanto di cartello “segnaletico” che cita la qualifica appena sopra il provocatorio #volontariAChi.

Il leit motiv che circola, in sintesi, è questo: «se i soldi non ci sono, l'evento non si faccia. E si spieghi bene il perché». C’è chi scrive: «Facciamoci sentire, perché è ora di dire basta al pressapochismo che ha guidato le scelte in materia di beni culturali negli ultimi anni. L'uso dei volontari, oltre che a mortificare i professionisti, denuncia l'assenza totale di progettualità sul medio-lungo periodo in un settore strategico». E ancora: «Ben venga la Notte dei Musei, ma ben venga, contestualmente, il riconoscimento professionale di chi lavora a stretto contatto con i luoghi di cultura. Altrimenti, il giorno dopo, all'alba il museo sarà ancora vuoto, nella migliore delle ipotesi e chiuso nella maggior parte dei casi».

IL DIBATTITO
In un dibattito dai toni perlopiù caldi e a dire il vero un po’ unidirezionali, sono poche le voci che hanno invitato a guardare con più equilibrio alla questione. Tra loro Alessandro, che fa una riflessione molto articolata sul suo blog, dove si chiede: «Quanto passerà tra l’impiego occasionale di volontari nei musei al loro utilizzo permanente? Il passo è molto più breve di quello che si può immaginare. La notte del 18 maggio verranno aperte anche aree o musei che normalmente non sono aperti per mancanza di personale o carenza di budget; i visitatori diranno “Ma che bello! Ma come mai non vengono tenute aperte queste aree così belle soprattutto durante la stagione estiva?! Ma perché questo modello non può essere ripetuto per tutto l’anno?". Tac. La frittata è fatta. Così un sacco di musei potrebbero essere tenuti aperti appoggiandosi e ‘sfruttando’ il contributo dei volontari, non affrontando e non curandosi dell’aspetto fondamentale che ha mosso tutta l’iniziativa: la mancanza di personale. La nostra parola d’ordine non è mai stata “i volontari ci rubano il lavoro”, abbiamo semplicemente colto l’occasione per sollevare il problema che altrimenti sarebbe stato taciuto per l’ennesima volta».
E poi Caterina Pisu, Coordinatore Ricerca e Comunicazione dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei, che sul suo blog e sulla sua pagina Facebook ha scritto: «Il fatto che il MiBAC si sia appellato ai volontari per aiutare a tenere aperti i musei il 18 maggio, fornendo assistenza ai visitatori, significa invadere qualche specifico campo professionale? Si tratta di una funzione da archeologo o da storico dell’arte o da museologo o da antropologo? Non mi sembra». E continua: «L’unico appunto che si può fare al MiBAC è che, forse, impauriti dalla reazione dei professionisti al loro appello, non sono riusciti a mantenere la lucidità necessaria per fornire le corrette giustificazioni e hanno dato l’impressione di “annaspare” in acque agitate». A suo giudizio l’hasthtag #no18maggio è un errore «perché i problemi dell'occupazione dei professionisti […] certo non sono causati dall'utilizzo dei volontari per una giornata come la Notte dei Musei. Non è stato richiesto di fornire una prestazione professionale ma di assistere i visitatori a supporto del personale di custodia, niente a che fare con il lavoro di un archeologo. Direi che in questa circostanza, una protesta così impostata è completamene fuori obiettivo, perché ha ribaltato una situazione che talvolta, purtroppo, si verifica: cioè l'uscita dai propri confini operativi dei volontari che invadono il campo d'azione dei professionisti. In questo caso, invece, quello che è un lavoro che un volontario può svolgere senza danneggiare nessuno, e che ha diritto di svolgere quando si tratta di occasioni di questo tipo che comportano una partecipazione generale, viene loro negato dai professionisti».

LA POLITICA
Il 10 maggio il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni aveva ricordato che dal 2000 al 2013 la spesa pubblica destinata alla cultura è scesa dallo 0,39 % allo 0,22% e si sono ridotte di 3.000 unità i dipendenti del Ministero: «In questo contesto è assolutamente impossibile che lo Stato abbia risorse sufficienti per ampliare l’offerta culturale senza ricorrere anche al sostegno dei volontari. Serve una vera e sostanziale inversione di tendenza, che porti a considerare centrale l’attività di tutela e valorizzazione del Patrimonio nazionale per lo sviluppo del Paese. Una volta modificato questo contesto, poter dare finalmente una prospettiva di lavoro alle persone che hanno investito in una formazione culturale, come per esempio gli archeologi o gli storici dell’arte, diventerà non solo possibile ma anche prioritario».
Nel frattempo è arrivato anche un secondo appello ai volontari per la Notte dei Musei, lanciato questa volta dal sito www.lanottedeimusei.it, che raccoglie le adesioni di musei non statali: «diventa redattore per la notte dei musei, mandaci un tuo articolo». Devo lanciare un hasthag?
 


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