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E Lilliput disse basta a Casarini e Agnoletto

Tre assemblee interregionali per la rete ecopacifista. Dubbi sull’adesione all’Italia social forum. Ribadita la scelta nonviolenta di Daniela Palumbo

di Redazione

I lillipuziani continano il cammino a fianco del Social forum, ma solo per alcuni tratti. E a certe condizioni. Le tante anime di Lilliput si sono riunite il 29 e il 30 settembre a Milano, Faenza e Roma per cercare risposte e strategie comuni, ma attente a non cancellare le differenze (di linguaggio, di idee, di storia) che costituiscono la ricchezza dei lillipuziani. Tre i punti all?ordine del giorno: i rapporti con il Social forum, le campagne su cui lavorare e l?organizzazione interna. Si è lavorato in maniera autonoma e la sintesi finale ci sarà solo fra un mese. Tuttavia l?orientamento dei lillipuziani del nord e del centro va di fatto nella stessa direzione. Le discussioni più accese si sono avute sul rapporto con il costituente Italia social forum, che dovrebbe riunirsi il 20 e 21 ottobre. La rete del nord (Valle d?Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino e Friuli) è divisa: non pochi si sono dichiarati contro la prosecuzione di qualunque rapporto con il Social forum. Il documento, che ha ricevuto il maggiore consenso è simile, nella sostanza, a quello rilanciato a Faenza dove erano i lillipziani di Veneto, Toscana, Emilia e Marche: «Nessuno di noi», ha detto Fabio Lucchesi, «è favorevole alla nascita di una struttura fissa. Il pericolo è la semplificazione: la caratteristica principale del nostro movimento è proprio la pluralità dei soggetti che lo compongono. Il Social forum può diventare un momento di confronto, per fare pezzi di cammino con altre realtà, sempre che si riesca a trovare modalità di azioni condivisibili». Insomma, dei ?patti di lavoro? a termine, questo prevede il documento dei lillipuziani del nord. «A livello nazionale proseguiamo un dialogo difficile», ha spiegato Gianluca Bozzia, «dove la specificità di Lilliput è la nonviolenza nei linguaggi e nelle pratiche, così come nelle modalità di condivisione, decisione e rappresentanza». Insomma, no ai «personalismi imbarazzanti» di Casarini e Agnoletto e sì alla ricerca di condivisione su iniziative comuni, magari con azioni «che sfuggano alle strategie tradizionali di contestazione», è ancora Lucchesi a parlare. «Da Faenza partirà la proposta di creare un gruppo di lavoro che individui azioni alternative allo scontro, che ricerchino invece il consenso e il dialogo». Per l?organizzazione del movimento la parola chiave fra i lillipuziani è democraticità. La pluralità di voci e volti renderebbe maldestro il tentativo di partorire uno o più leader. Le decisioni si prendono insieme, con il sondaggio in rete, per azioni più piccole; forse con una riunione annuale, in cui i rappresentanti dei gruppi cittadini o provinciali portano il voto della base, per decidere le strategie di fondo. Poco amati i portavoce: se ce ne sarà bisogno si decideranno incarichi a termine. Il primo impegno di Lilliput è la marcia Perugia-Assisi, quindi campagne come l?obiezione fiscale alle spese militari. Sul Wto, da Faenza nasce l?idea: dire no alla logica di privatizzazione di ogni risorsa umana (cibo, lavoro, farmaci). Il 24 novembre, giornata del non-acquisto, la rete invita tutti alla colazione equosolidale promossa da Ctm.

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