Famiglia

In Lazio la PMA si mette in regola (dopo 9 anni)

Nove anni dopo la legge 40, la giunta Zingaretti ha approvato il decreto che avvia l'accreditamento delle strutture. il Lazio era l'unica Regione che non l'aveva ancora fatto

di Redazione

Cliccando sul Lazio, sulla mappa d’Italia presente sul sito Registro delle PMA dell’Istituto superiore di Sanità, compare un pop up con questo messaggio: «La Regione Lazio non ha ancora emanato le autorizzazioni dei centri per l'applicazione di tecniche di PMA – legge 40/2004». L’elenco dei 50 centri – pubblici e privati – presenti in regione c’è, ma con questo avviso. Da ieri, in verità, qualcosa si è mosso. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato il decreto che definisce norme, passaggi e tempistica per il processo di autorizzazioni e accreditamento. Tutte le strutture dovranno inoltrare la domanda in via informatica entro il 31 luglio. «Si pone fine  così – dice un comunicato della stessa Regione –  ad una lunghissima fase d'incertezza e confusione che durava fin dal 2004».
Ogni struttura dovrà inviare alla Regione planimetria, relazione di conformità degli impianti, elenco degli arredi sanitari e delle attrezzature, elenco del personale. Da agosto scatteranno le verifiche struttura per struttura per l’accertamento del possesso dei requisiti dichiarati, verifiche che sono affidate ad una Commissione mista composta da tecnici del Centro nazionale trapianti e delle Asl. Questa commissione avrà tempo 11 mesi: entro il 30 giugno 2014, il Coordinatore della Commissione trasmetterà una relazione al Direttore generale dell'azienda che a sua volta provvederà  a rilasciare l'attestazione di conformità.
«Il Lazio non sarà più l’unica Regione italiana senza una normativa sui centri di fecondazione assistita», commenta con soddisfazione Teresa Petrangolini, consigliere della Regione Lazio. «Di qui a un anno avremo un sistema basato su norme chiare e trasparenti, con maggiori garanzie di sicurezza per le coppie. Non vedremo più tante coppie spendere soldi fuori regione o rivolgersi esclusivamente a strutture private».
 


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