L
’innovazione sociale conquista Manhattan e lo fa in grande stile. Sorge nel centralissimo quartiere di Chelsea il nuovo
Center for Social Innovation (CSI), lo spazio di
coworking e
incubazione inaugurato la scorsa settimana, dedicato alle imprese sociali e alle ONG che, con i suoi
24 mila metri quadri di design, all’interno del Starrett-Lehigh, uno dei più prestigiosi edifici della Grande Mela, sembra voler gettare il cuore oltre il mondo del non-profit e rivendicare un posto in prima fila tra i settori di mercato con maggior potenziale del momento, non è un caso che nello stesso edificio tra i coinquilini del CSI troviamo Ralph Lauren Corporation, Tommy Hilfiger USA e diverse agenzie creative.
“Questo spazio offre moltissime opportunità per la costruzione di nuovi ponti per l’
innovazione, in grado di generare un
impatto sempre maggiore.” Afferma Eli Malinsky, direttore della base newyorkese del Center for Social Innovation, una realtà nata a Toronto nel 2004, dall’iniziativa di un gruppo di imprenditori sociali canadesi. Il CSI di Manhattan è il primo centro per la social innovation inaugurato negli Stati Uniti, dove sono già presenti altri soggetti simili come il network internazionale di innovatori
The Hub.
Ospitando realtà attive in campi molto diversi, dalla
sanità, all’
educazione, all’
arte, alla
giustizia sociale, fino alla
tecnologia e alla
cooperazione internazionale, il CSI di Manhattan intende diventare il catalizzatore delle principali esperienze di innovazione sociale a New York. Tra i primi inquilini dello spazio, l’organizzazione pioniere dell’imprenditoria sociale made in USA,
Ashoka e alcuni tra i principali membri di
Echoing Green.
Con 32 uffici, 50 scrivanie private e 300 postazioni, il neonato CSI di Manhattan si prepara a diventare la casa di circa 400 imprenditori sociali. Non solo co-working però. Uno degli aspetti più interessanti del Center for Social Innovation è quello della formazione. Il centro intende infatti attivare dai 20 ai 30 workshop mensili sui principali temi dell’imprenditoria sociale, come la misurazione dell’impatto sociale, la governance collaborativa e le norme di regolamentazione dei social business. Per alcuni inquilini, il CSI sarà anche un acceleratore d’impresa, offrendo percorsi di accompagnamento manageriale specifici ad una decina di imprese sociali.
Un progetto molto ambizioso. A New York sono circa un centinaio gli spazi di co-working e, negli ultimi due anni, in città, gli acceleratori d’impresa sono raddoppiati. Rimangono ancora pochi però i soggetti dedicati allo sviluppo del social business. “In realtà il problema non è la mancanza di risorse economiche”, afferma Malinsky, “sono sempre di più gli investitori sociali interessati in progetti di valore. Il nostro compito è aiutare gli imprenditori che si trovano in una fase early stage, a raffinare le proprie competenze, il proprio modello di business e quindi, a diventare più interessanti per gli investitori”.
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