Mondo

Pakistan, amicizia oltre le religioni

Dal nostro inviato a Rawalpindi la storia della comunità dei Focolari e dei loro vicini musulmani. Un’intesa che di questi tempi, invece di scricchiolare, si rafforza

di Alessandro Di Gaetano

Nulla è evidente, visibile, del legame che c?è tra un gruppo di uomini e donne che vive a Rawalpindi, in Pakistan; alcuni sono del posto, altri giunti da Malta, dalla Germania, dall?Argentina, dall?Italia. C?è chi lavora nelle ambasciate del proprio paese, qualcuno insegna la lingua, chi lavora in tipografia, chi invece commercia in mobili o magari fa il dottore. Eppure c?è un filo trasparente, niente affatto sottile, che li lega. E? una comunità che ha ramificazioni in tutto il mondo e fanno riferimento ad una donna, di evidente carisma, Chiara Lubich fondatrice, cinquanta anni fa circa, dell?Opus Mariae; conosciuti più per l?appellativo che hanno: ?i Focolarini?.

Un ideale d?amore e tolleranza
Il primo approccio con i ?Focolarini? di Rawalpindi, pochi chilometri da Islamabad, è stato di grande attenzione e sensibilità. Non c?era da esporre o valutare le attività evidenti che può avere una Ong. Non si tratta di raccogliere fondi, costruire una cisterna o montare una pompa dell?acqua, si parla di spirito, si lavora con le parole, ma ancor di più con le azione. Cercare metri di valutazione quantificabili per definire il successo o meno della loro attività non ha senso.
Giuliano, un esponente storico del movimento, espone a grandi linee la struttura dell?Opus Mariae, nome ufficiale dei ?Focolari?: sono un comunità laica di ispirazione cattolica che si muove nel mondo per portare i suoi ideali di amore e tolleranza ed ha il suo fine nell?unità dei popoli e nella ricerca dell?armonia attraverso l?applicazione quotidiana di questa vocazione: l?unità.

Comunità di amici
Sul posto, spiega Giuliano, vengono a istaurarsi relazioni con i locali che assomigliano più a delle comitive di amici. Quindi i rapporti sono franchi e improntati alla massima libertà personale. Tant?è che ognuno ha il suo lavoro, la sua famiglia anche, insomma la propria vita. Si possono correlare con la comunità nei modi che più a loro sono congeniali. Quindi diversi livelli di impegno. Il più impegnativo è senz?altro il dedicarsi completamente agli ideali della comunità. Chi fa questa scelta passa circa due anni in comunità con i ?Focolarini? locali cui seguono due anni a Lobbiano in Italia, dove c?è una cittadella di Focolarini, per vivere l?esperienza della comunità in tutta la sua completezza.
I semi di questo lavoro stanno dando i primi frutti. Giuliano accenna ad alcuni appartenenti alla comunità che rivedendo il loro rapporto con gli ?altri? hanno creato le prime imprese a Economia di Comunione. Dove, escluse le spese dell?impresa stessa, gli introiti sono divisi in un terzo per la crescita dell?azienda, un terzo per i poveri ed un altro per la comunità. E? una via che alcuni stanno cominciando a percorrere da poco, specie in sud america.

La comunicazione profonda
La novità è che il titolare stesso che decide di suddividere così gli introiti. Ecco che si comincia a svelare il senso del lavoro di queste persone. Sono di diverso paese, cultura a volte anche religione. Eppure stanno cercando di dimostrare che se si parte dal basso si può andare molto lontano. Molti di loro portavano il loro esempio. Se già due, tre persone possono trovare l?accordo di vivere insieme, senza per questo precludere nulla della propria unicità, perché non lo può fare il mondo intero.
E? nella vita sociale, parlando delle cose più banali, dei drammi o delle gioie della vita quotidiana che ci si accorge di cosa vuol dire un lavoro spirituale. Fa quasi paura esprimersi in questi termini, eppure è di questo che si tratta. E? argomento delicato da affrontare quando si parla di relazioni umane: non c?entra la religione, ancor di meno la nazionalità o la cultura. Si parla di comunicazione a livello profondo. Mussulmano, cristiano, ebreo o buddista, pachistano, italiano o americano che differenza fa se siamo uomini che condividono lo stesso tempo, lo stesso mondo. L?unità, definizione astratta ed abusata, trova in questa comunità una sua veridicità. Si fa fatica e crederci, ma il fatto stesso che qualcuno la faccia, aiuta.

Attique, per esempio
Li esprime più banalmente ma con impeto e convinzione Attique, un pachistano mussulmano che aderisce a questa comunità. Ne è entrato a far parte semplicemente perché un giorno alcune focolarine sono andate a comprare un mobile nel suo negozio. Fatte le banali presentazioni, dopo un primo tè ne è seguito un altro e così sono tre anni che si conoscono. In questo frattempo è anche venuto in Italia, a Lobbiano, a Castel Candolfo sedi della comunità. Ancora gioisce dell?esperienza vissuta con decine e decine di persone di diverso paese, estrazione e cultura. La voglia di stare insieme e trovare nell?altro un insegnamento.
La convinzione che sono più le affinità che le differenze, guida le azioni di queste persone. Senza tanti giri di parole Mariella, una di loro, mi spiega che non le interessa se una persona prega in una moschea o in una chiesa, o se vuole portare il velo o meno. Se, comunque, questa persona ha in mente lo stesso obiettivo dell?unità e della convivenza, è ben più importante delle differenze che ci sono. E? il fine che li guida, la differenza può essere un motivo di confronto ma non di conflitto, e se ognuno ha la sua cultura o la sua fede questo non deve essere un ostacolo all?unità e alla convivenza. E? davvero difficile immaginare come applicare questi concetti che sono riconosciuti universalmente ma che a fatica si applicano.

“Non sono un angelo”
Non è facile districarsi tra gelosie antipatie e difficoltà di relazioni. Attique non ci pensa un attimo, e dichiara che lui è una persona come tante, perciò si arrabbia, non sopporta un certo tipo di persone, con altre litiga apertamente. E? un uomo, non un ?angel?, è normale che sbagli, fa quello che può. C?è un sacco di gente fuori, insiste, alcuni sono simili, tanti sono diversi, ma c?è il rispetto. Ognuno con le proprie convinzioni e credo. Che ognuno preghi il suo Dio! Si può imparare da ognuno, e ognuno può insegnare qualcosa. E se qualcuno è proprio diverso da che faccia la sua vita! La forza di Attigue sta nel sapere che si può vivere nella ricerca dell?unità perché non è l?unico a credere. Sa che se con la conoscenza e il rispetto reciproco, forse non si odia.

L?Islam medita il Vangelo
Una delle attività ricorrenti (mensilmente) della comunità e quella di discutere un passo del vangelo. Tutti le comunità del mondo affrontano lo stesso passo e portano la loro esperienza e il loro pensiero a riguardo. Nei paesi islamici i mussulmani cercano i passi equivalenti e partecipano attivamente alla discussione. Attique sostiene che da quando è con i Focolarini è diventato un mussulmano migliore, perché approfondisce lo studio del corano e, al pari degli amici cristiani, trova spunto per vivere nel quotidiano l?insegnamento delle scritture. Vedendolo in compagnia di un Molana (alias di Mullah) di una scuola coranica e di quanto affetto ci fosse tra i due, non si fa fatica a crederlo. Lui che in occasione dell?anno santo, una volta entrato in san Pietro, si mise a pregare. Secondo la sua religione, da mussulmano.

Nella foto Attique (a destra) in preghiera nella comunita’ dei Focolari

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