Welfare

Chi invia rimesse, dona di più

Nel Regno Unito tra gli immigrati che inviano denaro a casa il 42% fa anche una donazione al non profit inglese; la media inglese si ferma al 29%

di Redazione

I migranti che inviano denaro a casa fanno più donazioni di altre famiglie del Regno Unito. Lo dice una ricerca dal Centro sulla beneficenza e la filantropia della Cass Business School, Giving Back to Communities of Residence and Origin, riportata da Third Sector.

I ricercatori hanno indagato le abitudini di spesa di 63.033 famiglie e intervistato 32 migranti. Il risultato è sorprendente: il 42% delle famiglie che inviano denaro all'estero come rimesse dà anche in beneficenza a charities britanniche, contro il 29% della popolazione generale nel Regno Unito.

Il rapporto dice che il 5% delle famiglie del Regno Unito invia denaro all'estero, mandando una media di £ 31 a settimana. Oltre il 10% delle famiglie che inviano denaro all'estero sono a rischio povertà, con un budget settimanale inferiore allo standard di £ 166 per due adulti. Cathy Pharoah, co-autore della ricerca, ha dichiarato come : «i risultati indicano una forte relazione tra chi invia denaro all'estero e la donazione a favore di enti di beneficenza del Regno Unito, un dato che non può essere spiegato solo in termini di età, istruzione o caratteristiche di spesa: c’è una generosità comune, che potrebbe essere la guida tutto tale comportamento». Pharoah ha anche sottolineato come questa “abitudine a dare”, diffusa tra i migranti del Regno Unito e i gruppi di minoranza fornisca modelli preziosi per la responsabilità della comunità condivisa e ha auspicato che le comunità di migranti possano essere sostenuti maggiormente con sistemi più fiscalmente efficaci per sostenere buone cause in patria e all'estero.
 

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.