Politica

Caro Napolitano, ricominciamo da qui

Oggi il giuramento davanti alle Camere. Nel suo primo settennato Giorgio Napolitano ha tenuto alta l'attenzione sulla necessità-dovere dei cittadini di farsi promotori del bene comune. Ci auguriamo che l'agenda del nuovo mandato riprenda da qui.

di Redazione

In questi sette anni Giorgio Napolitano, rieletto alla Presidenza della Repubblica con larghissima maggioranza dopo giorni convulsi, ha spesso sottolineato l’importanza della mobilitazione dei cittadini nella costruzione di percorsi di fiducia e di costruzione di beni comuni. L’ha fatto con assoluta pertinenza e spesso in perfetta solitudine, ma nonostante ciò ha disegnato una vera e propria agenda che preferiamo di gran lunga alle altre in campo.
Qui una breve antologia.


Intervento del Presidente Giorgio Napolitano il 4 dicembre 2009 in occasione della  Cerimonia celebrativa della giornata del volontariato.

“Il volontariato rappresenta per il nostro paese una  risorsa fondamentale sotto il profilo economico, per le  attività e i servizi offerti,  che svolgono un indispensabile  compito di integrazione e talvolta di supplenza  dell’azione pubblica. Ma esso rappresenta pure una fondamentale risorsa sotto il profilo dell’etica civile e anche oltre. Il volontariato produce, certo, beni materiali di aiuto e di sostegno al disagio, alla malattia, alla disabilità, alla dipendenza. Ma, proprio per la capacità di superare i confini di una solidarietà spontanea, familiare e amicale, esso produce pure beni immateriali, comportamenti virtuosi, esempi e modelli degni di essere imitati. L’opera dei volontari giova a chi la riceve. Aiuta a fronteggiare situazioni difficili, traumi di diversa natura, aiuta a uscire da condizioni di isolamento. Offre strumenti di crescita, sostegni che consentono di fare meglio, di essere migliori studenti, migliori lavoratori, migliori cittadini. Vorrei osservare, però, che l’attività volontaria arricchisce anche chi la svolge, innanzitutto perché è moralmente appagante, e poi perché integra il tempo dedicato al lavoro, allo svago, alla cura dei propri cari. E giova anche per ragioni pratiche: come una occasione di vita attiva per gli anziani che hanno cessato l’attività lavorativa, così come una passerella verso il lavoro per gli studenti che acquisiscono in questo modo relazioni ed esperienze fruttuose. Per chi vive il volontariato all’interno di prospettive religiose o etico-politiche, infine, esso vuole essere anche un contributo a un disegno, a un processo di miglioramento della società.
Attenzione. I mezzi di comunicazione e noi stessi che lavoriamo nelle istituzioni siamo spesso troppo assorbiti  dai comportamenti litigiosi, o comunque poco cooperativi, che caratterizzano la nostra società politica, e non guardiamo con sufficiente attenzione alle espressioni della nostra società civile, in particolare a quelle forme di aggregazione e associazione volontarie che sono capaci di favorire la coesione sociale. Dovrebbe costituire, invece, ragione di orgoglio e di conforto per il nostro paese la loro capacità di produrre ricchezza sia materiale sia morale, il loro vero e proprio potenziale di innovazione.
Dove cresce il volontariato, cresce il capitale sociale, cresce la correttezza e la ricchezza delle relazioni interpersonali, il rispetto di regole condivise. E il capitale costituisce un fattore essenziale dello sviluppo economico. Esso si forma anche attraverso la costruzione  di reti, perciò dobbiamo apprezzare lo stimolo a costituire, e la capacità di costruire, vere e proprie reti di associazioni volontarie. Anzi, sulla strada della cooperazione tra associazioni bisognerebbe fare ulteriori passi avanti. Infatti, il nostro non è solo un paese di piccole imprese, è anche un paese di piccole associazioni di volontariato, perciò ancora più utile e meritoria è l’attività di coordinamento e prestazione di servizi svolta dai gruppi promotori di questo incontro. Il volontariato deve mostrarsi capace di sinergie al proprio interno, ma ha a sua volta bisogno di contesti normativi e operativi favorevoli.
Alcuni articoli della nostra Costituzione sollecitano in effetti proprio l’attività volontaria. Essi funzionano, per così dire, da culla costituzionale del volontariato una volta che li si combini tra loro. Si tratta dell’art. 2, là
dove dice che la Repubblica postula “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale”, dell’art. 4, che sancisce il dovere del cittadino “di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”,  dell’art.18, dove è protetto il diritto dei cittadini “di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che
non sono vietati ai singoli dalla legge penale”. Il volontariato può dunque considerarsi come attività sociale meritevole di protezione costituzionale, sia dal punto di vista delle modalità del suo esercizio, sia per il suo specifico contenuto.
L’attività volontaria gratuita, quella più ampia del terzo settore, e i vari flussi di finanziamento privato e pubblico a essa diretti, non possono infatti esimere il settore pubblico dal dovere di svolgere in prima persona i propri compiti nei vari campi di azione che vanno dal welfare all’istruzione, dalla ricerca alla tutela del patrimonio naturale e artistico. Non si possono solo o principalmente delegare al privato sociale compiti di soddisfacimento dei bisogni o dei diritti che la Repubblica nel suo insieme è chiamata a garantire. E non è solo questa la parte che chi governa è chiamato a fare. Occorre non solo non togliere ossigeno al mondo del volontariato garantendo le risorse ad esso destinate, ma bisogna anche alleggerirlo da gravami burocratici che consumano troppo tempo e preziose energie, come spessolamentano le stesse organizzazioni.  E, sullo sfondo, è necessario che procedano le iniziative di legge presentate da parlamentari di tutti gli schieramenti, volte a stimolare la revisione di un quadro normativo diventato eccessivamente complesso e spesso confuso”.

 

Messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della VI Conferenza del Volontariato de L’Aquila, del 5 dicembre 2012
 
Sono lieto di poter rivolgere a Lei Illustre Ministro, al Comitato promotore e a tutti i partecipanti i miei più cordiali auguri per il pieno successo della iniziativa.
Nell’arco del mio mandato ho avuto modo di conoscere più a fondo la ricchezza del mondo del volontariato italiano, nelle sue molteplici espressioni associative e nei suoi diversi campi di azione. Ho potuto ascoltare e seguire le storie di tante persone che, lontane da qualsiasi clamore, dedicano una parte significativa del loro tempo e delle loro energie a quanti vivono in situazioni di difficoltà materiali o sociali. Innumerevoli sono le occasioni in cui, di fronte a devastanti calamità naturali che hanno colpito il nostro Paese, si è rinnovata la mobilitazione dei volontari che con generosa determinazione e straordinario coraggio sono accorsi immediatamente a prestare il loro aiuto.
Sono certo che nell’attuale congiuntura, che ha acuito situazioni di forte disagio economico e sociale ed alimentato una diffusa incertezza fra le categorie più deboli, questa storica risorsa del Paese, esempio di impegno e passione civile, non mancherà di offrire un significativo contributo alla ricostruzione di una società più inclusiva e coesa.
Nel rinnovare alle donne e agli uomini del Volontariato il mio sentito ringraziamento, invio a tutti i presenti un caloroso saluto.
 

Intervento al Meeting di Rimini del 20 agosto 2011

«È possibile, che si riproduca oggi quella grande tensione, quello stesso impegno verso il bene comune che caratterizzò l’esperienza della straordinaria stagione dell’assemblea costituente, non abbastanza studiata nelle nostre scuole e università? La mia risposta è che può la forza delle cose, può la drammaticità delle sfide del nostro tempo, rappresentare la molla che spinga verso un grande sforzo collettivo come quello da cui scaturì la ricostruzione democratica, politica, morale e materiale del nostro Paese dopo la Liberazione dal nazifascismo».
«Dare fiducia non significa alimentare illusioni ; non si da fiducia e non si suscitano le reazioni necessarie, minimizzando o sdrammatizzando i nodi critici della realtà, ma guardandovi in faccia con intelligenza e con coraggio. Il coraggio della speranza, della volontà e dell’impegno. Dell’impegno operoso e sapiente, fatto di spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo. Impegno che non può venire o essere promosso solo dallo Stato, ma che sia espresso dalle persone, dalle comunità locali, dai corpi intermedi, secondo quella concezione e logica di sussidiarietà, che nel nostro Paese annovera una straordinaria diffusione di attività imprenditoriali e sociali e di risposte ai bisogni comuni costruite dal basso, un motore decisivo per la ricostruzione e il cambiamento del nostro Paese»
«La storia che abbiamo vissuto in 150 anni di Unità, nei suoi momenti migliori,come quando sapemmo rialzarci da tremende cadute e poi evitare fatali vicoli ciechi, racchiude il DNA della  nazione. E quello non si è disperso, e non può disperdersi. I valori che voi testimoniate ce lo dicono; ce lo dicono le tante espressioni, che io accolgo in Quirinale, dell’Italia dell’impegno civile e della solidarietà, dell’associazionismo laico e cattolico, di molteplici forme di cooperazione disinteressata e generosa. E, perché si creino le condizioni di un rinnovato slancio che attraversi la società in uno spirito di operosa sussidiarietà, contiamo anche sulle risorse che scaturiscono dalla costante, fruttuosa ricerca di “giuste forme di collaborazione” – secondo le parole di Benedetto XVI – “fra la comunità civile e quella religiosa”».

 


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