Cultura

Premio Slow Food 2001 alla biodiversit

La giuria ha già scelto 14 vincitori, che verranno premiati a Porto il 13 ottobre

di Gabriella Meroni

Difendere la biodiversità non solo in Italia ma nel mondo. E’ questo l’obiettivo con cui è nato il premio Slow Food che quest’anno, per la seconda edizione, verrà ospitato a Porto, capitale della cultura europea per il 2001. “Rispetto all’anno scorso, in questa seconda edizione abbiamo cercato di valorizzare i progetti imprenditoriali strettamente legati alla tutela e al recupero di prodotti alimentari e di specie animali e vegetali, ad attività che producono reddito difendendo la biodiversità a cui il premio è dedicato”, ha dichiarato a Reuters Valter Musso, addetto stampa di Slow Food. Per un anno giornalisti, ricercatori ed esperti del settore hanno segnalato da tutto il mondo persone o gruppi che svolgono attività di vario genere nel rispetto delle tradizioni, delle culture locali e della varietà alimentare, un patrimonio per il quale Slow Food, movimento nato nell’89 e con sede a Bra (Cuneo), si batte da sempre. “Nei mesi passati i nostri 550 giurati, ciascuno nel suo paese, hanno candidato una o più persone. La giuria ha già scelto 14 vincitori, che verranno premiati a Porto il 13 ottobre. In quella occasione, inoltre, cinque di loro riceveranno un riconoscimento ulteriore, il Premio Speciale della Giuria”, spiega Musso. Tra i premiati dell’anno scorso c’erano un apicoltore — che nelle foreste a ridosso del Mar Nero produce miele, allevando api caucasiche in alveari cilindrici posti sugli alberi che lui stesso costruisce secondo una tradizione ormai in disuso — una produttrice di latte di cammella della Mauritania, ma anche una docente universitaria che ha studiato le conoscenze delle tribù native del Canada in materia di piante medicinali e commestibili. Per questa seconda edizione le segnalazioni più originali sono arrivate da Sud America, Africa e Asia. “Nei cosiddetti terzo e quarto mondo stanno nascendo progetti imprenditoriali interessanti, c’è gente che si organizza e crea magari delle cooperative che rispettano i canoni del Premio Slow Food per la Difesa della Biodiversità”, prosegue l’addetto stampa dell’associazione. Tante le storie dei premiati. Come quella della peruviana Adriana Valcarcel, laureata in chimica che ha deciso di produrre alimenti biologici dando lavoro a 75 famiglie, e poi ha avviato una scuola di ecologia rurale per i ragazzi. Oppure quella del gruppo sudafricano guidato da Noel Honeyborne che ha recuperato e alleva specie autoctone di pollame in via di estinzione, un’attività con cui inoltre aiuta i figli delle vittime dell’Aids. Slow Food sostiene queste realtà facendole conoscere, dando loro un premio in denaro, e magari mettendole in contatto con gruppi economici importanti. Cerca, insomma, di favorire con i suoi presidi internazionali uno sviluppo che poi si modellerà secondo le esigenze dei singoli premiati. “Ma è da loro che parte l’idea di valorizzare la biodiversità, costruendole intorno un’attività produttiva che crea lavoro e sviluppo economico e finisce per avere anche importanti ricadute nel sociale”, conclude Musso.


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