Volontariato

Reggio Calabria. Terzo Settore, si chiude?

Un sistema che vanta 7 milioni di crediti non onorati verso la Pubblica Amministrazione rischia di non riuscire a sostenersi più lasciando orfani 12 mila utenti e disoccupati 700 operatori

di Lorenzo Alvaro

Il rischio è che si debba decretare la “morte sociale” di Reggio Calabria. La situazione nel mezzogiorno è drammatica, come ha evidenziato l'ultimo rapporto del Censis. Una situazione che, se possibile, è peggiore di quella Gracia, esempio europeo della crisi economica. Ma a Reggio Calabria c'è l'epicentro di questo terremoto economico. C'è la concreta possibilità che i servizi essenziali che si occupano delle fasce più deboli come anziani, minori a rischio, donne in difficoltà e disabili fisici e psichici diventino solo un ricordo.

In pochi giorni, a meno di improbabili sorprese, si conoscerà il futuro del Terzo settore reggino, sommerso da una valanga di crediti non onorati nel corso di questi ultimi anni dall’amministrazione comunale, sette milioni di euro al 31 dicembre dell’anno scorso, e che adesso sta pagando un prezzo assai pesante. Un prezzo che si ripercuote in maniera drammatica sugli operatori, le loro famiglie, ma soprattutto per il tessuto sociale cittadino che a tal modo potrebbe ritrovarsi senza quel fondamentale aiuto, quel supporto indispensabile per tutte quelle persone appartenenti a classe sociali deboli e che da sole non potrebbero mai farcela. E non sono poche.

Basti pensare che sono in circa 12mila in città ad usufruire di questo tipo di servizi da parte di circa 700 operatori. I numeri sono impietosi: i crediti ammontano a 7 milioni, per un sistema che ha un fabbisogno annuale di 2,7 milioni. Mancano cioè all'appello circa 2 anni e mezzo di servizi erogati. Servizi che, proprio per questo motivo, negli ultimi due anni hanno già subito una riduzione del 30% a cui presto si aggiungerà un'altro taglio sempre del 30%.

Per questo il Terzo Settore nei giorni scorsi è sceso in Piazza a Reggio Calabria. Una manifestazione però che in molti temono non sortirà grandi effetti. Al lavoro ci sono sia il Comune che la Regione. In concomitanza con il sit in si è tenuto anche un incontro tra il portavoce del Coordinamento del Terzo Settore Luciano Squillaci e il commissario Vincenzo Panico.

Il problema cruciale è la mancanza di fondi, ormai cronica delle casse comunali reggine.
Nel mirino delle non profit i tagli lineari: è possibile, ma soprattutto è giusto operare indiscriminata, senza tenere conto di realtà estremamente pesanti, pur di raggiungere l’obiettivo di far quadrare i conti? Ci sarà nelle pieghe del bilancio qualche settore che potrebbe essere maggiormente sacrificato rispetto invece a quello dei servizi essenziali rivolti proprio a chi non ha la forza economica per poter sostenere i costi di questo tipo di assistenza? Queste le domande su cui il Terzo Settore non ottiene risposte.


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