Cultura

Quattro nomi per un Papa social

Il direttore di Vita Giuseppe Frangi passa in rassegna le biografie del cardinale sudafricano Wilfrid Napier, del salesiano Rodriguez Maradiaga, del cappuccino di Boston Sean O’Malley e di Luis Antonio Tagle, vescovo di Manila

di Giuseppe Frangi

Chi sono i candidati con maggiore vocazione sociale tra quelli che domani si rinchiuderanno nella Cappella Sistina?
In un conclave come mai sbilanciato verso le nuove chiese, è chiaro che il tasso di impegno sociale è nettamente salito. Per esempio, sono 11 i porporati africani ed è scontato che nei loro profili il tema della giustizia sociale sia preminente.

Tra le figure di spicco c’è sicuramente il cardinale sudafricano Wilfrid Napier, acivescovo di Durbandal 1992, ha avuto un ruolo importante nei processi di pacificazione nel suo paese.
 

Wilfrid Napier, acivescovo di Durbandal

Lotta alla corruzione e condizione sociale sono in testa alla sua agenda. Un cardinale attivista è stato ribattezzato, per le sue tante campagne pubbliche. Famosa quella contro l’immoralità del presidente Zuma, responsabile di perpetuare il modello poligamico e accusato di pessima politica per arginare l’Aids. Ma Napier ha messo più volte nel mirino anche Mugabe, il dittatore dell Zimbabwe, e persino la Fao, colpevole di propugnare politche pro Ogm.

Ovviamente fitta era e fitta resta la presenza dei cardinali latino americani, che rappresentano oggi la chiesa con il maggior numero di fedeli, nel paragone tra i continenti. Il più popolare dal punto doi vista sociale è certamente il  salesiano Rodriguez Maradiaga, il primo cardinale honduregno della storia.
 

Rodriguez Maradiaga, primo cardinale nella storia dell'Honduras

In tema di globalizzaizone e di rapporto con il mondo ricco non ha mai nascosto il suo pesniero. Eccone una breve antologia, tratta da un’intervista rilasciata al mensile 30 Giorni. «Le vere armi distruttive di massa che stanno minando l'umanità sono la povertà e l'ingiustizia, che bisogna ripensare il diritto internazionale e i Paesi più piccoli, per esempio dell'America Latina non possono negoziare come i vassalli di un impero». E ancora: «I Paesi ricchi devono capire che chi emigra non lo fa per diletto ma perché è costretto, non ha scelta. Chi va a guadagnarsi da vivere in un Paese lontano non ruba l'impiego ad un locale, ma svolge lavori che nessuno vuol fare e spesso è sottopagato». Durissimo un giudizio sul magnate della comunicazione Ted Turner: «È apertamente anticattolico, ed è lui il padrone non soltanto della Cnn ma anche di Time Warner. Per non parlare degli altri quotidiani, come il New York Times, il Washington Post e il Boston Globe, che si sono resi protagonisti di quella che non esito a definire una persecuzione contro la Chiesa».

Anche nel gruppo dei cardinali americani spicca una figura di forte rilevanza sociale. È il cardinale cappuccino di Boston Sean O’Malley.
 

Sean O’Malley, arcivescovo metropolita di Boston

Ha conquistato grande popolarità decidendo di vendere il vescovado di Boston per indennizzare chi era stato oggetto di abusi ed è andato ad abitare in una stanza del seminario cittadino». Il metodo di O'Malley è stato «cercare di ricostruire la fiducia, aiutare le vittime a fidarsi ancora di noi. Voleva dire che prendevamo la cosa con serietà e che non avremmo più permesso il ripetersi di tali cose. La trasparenza è stata una parte importante per la ricostruzione. Abbiamo pubblicato tutto quanto riguarda le nostre finanze. Abbiamo pubblicato più di qualsiasi altra diocesi nel mondo». Molto francescano nello spirito e nei modi, è una figura che ha conquistato spazio proprio per quasta sua scelta di semplicità e di povertà, all’opposto dell’immagine di potenza che la chiesa americana ha sempre comunicato. È stato ribattezzato un «papa anti casta», anche per la accuse lanciate ai cardinali di curia Sodano e Sandri per aver coperto l'ex arcivescovo di Vienna Groer e il fondatore dei Legionari di Cristo padre Marcial Maciel, riconosciuti troppo tardi colpevoli di abusi sessuali.

Dal continete più popolos del mondo arriva una figura straordinaria, forse la più affascinante tra quelle che enetrano in conclave, ma “penalizzato” dalla troppo giovane età. È Luis Antonio Tagle (in foto un'immagine delle sue mani), l’ultimo cardinale fatto da Benedetto XVI.
 

Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila

Nelle Filippine ha una popolarità immensa, è molto presente su Facebook ed è il porporato con il maggior numero di follower su Twitter (oltre 115mila). Per la sua diocesi lo si vede girare in autobus o sui taxi a tre ruote. Vede nella cultura neoliberale che sta andando alla conuista anche dei paesi emergenti, il grande rischio. «È il potere del denaro a stabilire chi può superare ogni ostacolo. Per i poveri senza potere, i muri che li separano dai ricchi sono alti e grossi come prima». E ancora: « Come le persone e le idee, anche i capitali si spostano velocemente in tutto il mondo, perché anche le nostre economie sono globalizzate. Ma, naturalmente, il trasferimento di capitali avviene solo per coloro che sono già economicamente forti…». Ma è anche un cardinale capace di commuovere le folle a cui parla. Come ha detto in una recente predica: ««Ascoltate la gente dire "Dio". Imparate dal popolo, dai dimenticati, dai vostri vicini. Ricordate che il nostro modo di dire "Dio" non è l'unico. Imparate da loro. Imparate dalle vittime di violenze e dolori senza senso. Imparate come dicono "Dio" nella speranza. Imparate da quelli che sono spinti ai limiti del paradosso di dire "Dio", quelli che a volte non lo dicono ma neppure mai lo dimenticano. Imparate da loro».
 


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