Welfare

Per chiudere gli opg non serve un commissario

Si è riunito oggi StopOpg, a meno di un mese dalla data prevista per la chiusura dei sei opg d'Italia. Parla Giovanna Del Giudice, portavoce di Forum Salute Mentale

di Sara De Carli

Un commissario per chiudere gli opg, come dice il senatore Ignazio Marino e la sua commissione? No, grazie. È questa in estrema sintesi la posizione con cui oggi si è concluso l'incontro di StopOpg, a meno di un mese dalla data prevista dalla legge 9/2012 per il superamento definitivo degli opg in Italia.

«È un tema che è stato molto discusso», spiega Giovanna Del Giudice, portavoce del Forum Salute Mentale, aderente a StopOpg. «Ma gli opg non si chiudono con i commissari, così come i manicomi. Auspichiamo invece una task force che segua, accompagni e indirizzi il processo di chiusura, che però è una cosa ben diversa da un commissario. Una task force che potrebbe ad esempio dare conto e valorizzare le esperienze che già esistono: ci sono territori che non hanno internati in opg, per esempio Trieste non ha nessun internato da moltissimi anni». Non è che lì non ci siano reati commessi da persone con problemi mentali, «è che si può ragionare anche su altre modalità, che non siano gli opg».

Per questo – e ovviamente anche per la situazione politica attuale «non sapremmo nemmeno a chi rivolgerci in questo momento», chiosa Del Giudice – StopOpg più che fare pressione sulla politica in questo momento sta lavorando molto con la magistratura, «che può fare molto per dare alternative alle persone». L'altro interlocutore forte sono le Regioni. Secondo Del Giudice qualche novità potrebbe arrivare proprio dalla Conferenza Stato Regioni, «perché ovviamente nessuno è pronto per il 31 marzo e le Regioni saranno certamente inadempienti rispetto alla legge, quindi ora stanno ragionando sul chiedere una proroga o una norma transitoria». Come la vede StopOpg? «In effetti in questo momento e in queste condizioni rischiamo di veder succedre cose che non ci piacciono. Già ora sappiamo di dimissioni numericamente consistenti, ma di queste persone spesso non c'è traccia nei circuiti dipartimentali, quindi immaginiamo che siano entrati in circuiti del privato, che magari ci lucra sopra». L'altro tema è, dice ancora Del Giudice, che «i DSM sono in una situazione di grande indebolimento culturale e di risorse: un tema che non può non essere posto all'attenzione delle Regioni in una fase delicata come questa».

In chiusura, un dato che sorprende e fa riflettere: «Negli opg ci sono moltissime persone che sono lì contro la legge. Se tutte le persone non pià ritenute socialmente pericolose fossero già state fatte passare sui dipartimenti di salute mentale, avremmo già chiuso l'equivalente di quattro opg su sei».


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