Welfare

Aldo Bonomi: Città della scienza, speranza bruciata

Il sociologo aveva studiato il fenomeno della transizione di Bagnoli. Le strutture andate in cenere erano il modello di riferimento. «Con loro è bruciato il futuro della città»

di Giuseppe Frangi

«Con l’incendio della Città della Scienza si chiude la porta di quella che era stata una grande speranza». Commenta così Aldo Bonomi la notizia del drammatico rogo che questa notte ha distrutto completamente una delle realizzazioni più emblematiche della “nuova” Napoli.
Bonomi aveva fatto del passato e del futuro di Bagnoli tema di riflessione per i suoi Microcosmi, piattaforma di riflessione e rubrica che da anni tiene sul Sole 24 ore. «Bagnoli è qualcosa di inimmaginabile», dice oggi, «un posto fantastico, davanti ad uno dei mari più belli che si possano vedere, con l’isola di Nisida di fronte. Un posto che ha vissuto una transizione drammatica, per tanti aspetti simile a quanto sta accaddendo all’Ilva di oggi. Ha voltato le spalle al suo passato di grande acciaieria, incontrando grande fatica a darsi una funzione nuova. La Cttà della Scienza era una stupenda eccezione in questa situazione di paralisi».

Bonomi ricorda i tanti convegni e meeting fatti in quella struttura moderna  e così aperta sul futuro: «La Città della scienza indica la chiave per il futuro di tutta Bagnoli: da struttura simbolo del fordismo a luogo emblematico della città della conoscenza. Era un scommessa che doveva confermare che quello era il modello da seguire. Purtroppo invece è rimsata sola, come uno stupendo simbolo». E domani? «In questi momenti domina l’amarezza. Ma mi è difficile non pensare che l’incendio della Città della Scienza sia la fine di una speranza, quella che poteva disegnare un futuro per Napoli. Il fatto che sia avvenuta all’indomani del crollo di quel palazzo in centro, aggiunge altro pessimismo sul destino di questa grande città».


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