Economia

La via europea all’impresa sociale

I prossimi mesi che si concluderanno con le elezioni continentali saranno mesi decisivi nella costruzione della definizione Ue di impresa sociale. Ecco quali sono gli snodi decisivi

di Filippo Addarii

Mario Monti è tornato dalle negoziazioni di Bruxelles sulla programmazione economica e finanziaria dell’Unione per il 2014 – 2020 con un bonus per l’Italia, in particolare, con un saldo netto che, pur restando sempre negativo, è sceso di circa 600 milioni rispetto alla precedente programmazione. Oltre a cio’, è riuscito ad  aggiudicarsi dei fondi aggiuntivi per un totale di 3,5 miliardi di euro sui sette anni rispetto alla prima proposta di novembre, che verranno dedicati alla la politica di coesione e quella agricola.

Questa però è soltanto una mossa riuscita in una partita decisiva che si gioca ora e che continuerà fino alla metà dell’anno prossimo quando la Presidenza dell’Unione passerà all’Italia. Il prossimo governo italiano dovrà continuare a lavorare sulla ricostruzione della leadership italiana a Bruxelles. Entro la fine dell’anno, infatti, saranno definiti tutti i dettagli della programmazione economica e finanziaria dell’UE, e nel prossimo anno si terranno le elezioni del Parlamento Europeo, il rinnovo della Commissione e del presidente dell’Unione.  Si tratta di un’occasione che il paese non può perdere e che va colta soprattutto da coloro che sostengono quella visione della società e dell’economia di cui il terzo settore è pioniere.

Il primo passo in avanti compiuto dalla Commissione uscente, è stato il riconoscimento, per la prima volta nella storia dell’Unione, del valore centrale nel rilancio della crescita e di uno sviluppo equilibrato e sostenibile di quegli stakehdolers che riescono a fondere obiettivi economici con quelli sociali. Ora, sta proprio a tali attori capitalizzare questa opportunità e, facendo sistema, influenzare la composizione e la strategia della prossima Commissione e del nuovo Parlamento europeo.

Per comprendere l’opportunità che ci viene offerta, dobbiamo fare una passo indietro di qualche anno. Nel 2008 il presidente della Commissione europea, Barroso, ospitò il primo workshop sull’innovazione sociale. Due anni dopo, nel 2010, l’innovazione sociale entrò tra gli obiettivi della Strategia per la crescita economica dell’Unione Europea (Europa 2020). Per la prima volta, la Commissione riconobbe che l’innovazione non è monopolio di pochi grandi soggetti specializzati ma ha luogo anche nella società.
Nel frattempo, seguendo piste del tutto diverse, anche il Commissario Michel Barnier (in foto), impegnato nella riforma dei servizi finanziari e nel rilancio del Mercato Unico, giunse alle stesse conclusioni. Nel 2011 Barnier incluse, infatti, l’impresa sociale e gli investimenti sociali in una delle linee di sviluppo del Mercato Unico (Social Business Initiative – SBI).

Troppo spesso Bruxelles sembra distante rispetto ai bisogni reali, ma queste decisioni avranno un impatto sul territorio. Innanzitutto interessano i fondi strutturali, di cui l’Italia Meridionale, in particolare, è tra i beneficiari. Innovazione, impresa e investimenti sociali sono stati inseriti, a livello europeo, tra le priorità dei futuri fondi strutturali. Ora spetta al governo farli propri includendoli nella propria strategia. Inoltre il terzo settore è chiamato a prendere parte alla programmazione delle politiche di coesione secondo un modello di partenariato che obbliga gli enti locali finora gestori unici dei fondi strutturali a condividere i processi decisionali. Durante la concertazione con la Direzione Generale competente, ho proposto di introdurre nella nuova programmazione l’approccio opencoesione.it introdotto l’anno scorso dal Ministro Barca, dando la possibilità ad ogni cittadino di monitorare l’uso delle risorse e di riferire eventuali abusi. I cittadini sono, infatti, i migliori poliziotti.

Nel 2014 entrerà in vigore un nuovo programma di finanziamento a sostegno del microcredito, dell’impresa sociale e dell’innovazione sociale. ‘Social Change and Innovation’ ha una dotazione totale di quasi un miliardo. Oltre a cio’, è stata approvata una nuovo forma di etichettatura per gli investimenti sociali. Il fondo per gli investimenti sociali della BEI, la Banca Europea degli Investimenti, che però avrebbe dovuto fare da apripista aspetta ancora di essere lanciato dallo scorso settembre perché Bruxelles e Lussemburgo non si sono accordati su una definizione precisa di “impresa sociale”.

Un importante riconoscimento politico per il settore è venuto dal Parlamento europeo che ha approvato, proprio nei giorni scorsi, la relazione sulle attività della BEI 2011. La risoluzione, di cui è stato relatore l’italiano Mario Mauro, supporta la creazione di una nuova piattaforma di investimento intesa ad offrire un accesso ai finanziamenti alle imprese sociali, e invita la  BEI a collaborare strettamente con la Commissione e con i rappresentanti del settore nel quadro della SBI.

Ritornando alla definizione di impresa sociale, essa resta uno dei problemi irrisolti. Gli attori tradizionali del terzo settore italiano vorrebbero che Bruxelles riprendesse l’inquadramento giuridico nazionale, ma la Commissione si è limitata a fornire soltanto delle linee guida per non limitare le possibilità di innovazione. L’iniziativa di un membro del Parlamento europeo, volta a delimitare il campo con la creazione di una certificazione, non sembra al momento aver trovato il sostegno necessario. Di sicuro non c’è bisogno di più regolamentazione caduta dall’alto e gli operatori resistono tenacemente a ogni imposizione di Bruxelles.
L’approccio aperto all’innovazione e a forme ibride della Commissione è rispecchiato nella scelta dei membri del gruppo di esperti sull’impresa sociale (GECES) voluto dal Commissario Barnier. La definizione intorno a cui la Commissione vuole lavorare non è dunque tanto quella di impresa sociale, ma piuttosto quella di impatto sociale, tanto che all’interno del GECES è stato creato un sottogruppo di lavoro per la definizione della misurazione di impatto sociale.

Definire che cosa sia l’impatto sociale e come lo si misuri è divenuta la priorità anche per gli Stati Membri che non sono disposti a dare un ulteriore spazio al settore finché non verrà fatta chiarezza su questo aspetto. A supporto di cio’ la Commissione finanzia due progetti: uno sulla mappatura dell’impresa sociale in Europa e l’altro sui relativi dati statistici.  Uno nuovo strumento che promette di trovare largo uso nella prossima programmazione è quello delle competizioni a premi. L’Italia ha aperto la strada con Naples 2.0, la competizione condotta da Euclid Network insieme all Unicredit Foundation e Project Ahead. La Commissione sta sperimentando per la prima volta questo strumento applicandolo al sociale con ‘European social innovation prize competition’ al momento in corso. Per ora si tratta di premi di 20mila euro, ma la nuova regolamentazione finanziaria permetterà di dare premi fino a un milione di euro.

La Commissione si è impegnata inoltre a dare supporto alle organizzazioni d’intermediari che forniscono supporto agli operatori. Dal 2010 la piattaforma digitale europeansocialinnovation.eu facilita il networking e la condivisione di informazioni. Oltre a espandere la piattaforma, questo mese sono stati premiati due network di incubatori di innovazione sociale con una sovvenzione di un milione di euro ciascuno. I partner italiani coinvolti sono l’Hub di Milano e Avanzi.
Anche all’interno dell’agenda digitale si apriranno nuove possibilità, anche se al momento sono soltanto embrionali. La Commissione sta esplorando il crowdfunding, nuova forma di finanziamento bottom-up a cui sta guardando con grande interesse anche l’Italia, e possibili sinergie tra imprenditori digitali e quelli sociali. Il movimento dei maker di cui l’open hardware Arduino di Massimo Branzi è un caposaldo, rappresenta un punto di partenza promettente.

Purtroppo dove non si sono fatti ancora grandi passi avanti è nella definizione degli ostacoli che impediscono alle imprese sociali di espandersi oltre i confini nazionali, tanto all’interno del Mercato Unico quanto nel mondo. I Balcani e il Mediterraneo sono ancora mercati inesplorati per gli impreditori sociali italiani. Si contano sulle dita di una mano esempi di successo nell’internalizzazione come Slow Food.
Di sicuro, molte più risorse saranno disponibili nei prossimi anni se la Commissione procederà nella razionalizzazione della spesa tagliando i costi per simboli del passato e comitati di rappresentanza che in una società sempre più globalizzata e dipendente da internet non trovano più ragione di esistere e sono anzi ostacoli alla partecipazione e all’innovazione.

Infine, il sistema Italia deve valutare con attenzione la scelta dei rappresentanti che saranno candidati al Parlamento Europeo e selezionati per la nuova Commissione nel 2014. I destini del paese e il benessere dei suoi cittadini dipendono sempre di più da un’azione efficace a Bruxelles. 
Il desk europea di Intesa Sanpaolo e Euclid Network hanno unito le forze per dare un proprio contributo fornendo gratuitamente un servizio di informazione sulle politiche europee relative all’innovazione, impresa e investimenti sociali in modo tale che ciscuno abbia un accesso rapido e un’informazione chiara su quello che succedendo a Bruxelles.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA