Welfare

Un progetto Anmil per i lavoratori stranieri

Si tratta di un corso per il miglioramento della conoscenza della lingua italiana e l’insegnamento dei concetti base della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro

di Redazione

Il fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese è in costante aumento, così come il numero di lavoratori stranieri impiegati nelle nostre aziende. Con il D.Lgs. 81/08 si sono irrigiditi i parametri di catalogazione dei settori di rischio aziendale, così che in molti casi le imprese si sono dovute adeguare alla nuova normativa in fatto di sicurezza sul lavoro; gli stranieri che lavorano in aziende ad alto rischio, nonostante la formazione in materia fatta sul luogo di lavoro, spesso incontrano delle grosse difficoltà anche solo nella decodificazione della segnaletica della sicurezza poiché non hanno una adeguata conoscenza della lingua italiana. Partendo da questo presupposto il progetto C.I.S. nasce con l’intento di far coincidere due esigenze all’apparenza molto diverse fra loro, ma che possono essere soddisfatte contemporaneamente: apprendere l’italiano per integrarsi sia a livello lavorativo che personale ed apprendere i concetti e il linguaggio della sicurezza sul lavoro.

Il progetto C.I.S. ideato da Anmil si propone di realizzare percorsi e pacchetti formativi/informativi – rivolti a lavoratori stranieri di piccole e medie imprese e cooperative – per l’apprendimento della lingua italiana a partire dai concetti, dalle parole, dalle terminologie, dai ragionamenti della sicurezza. In questo modo è possibile sviluppare una vera cultura della prevenzione e dare concretezza ai percorsi di educazione alla cittadinanza. In tale contesto la scelta di lavoratori impiegati nelle cooperative e nelle piccole e medie imprese costituisce un elemento funzionale al conseguimento degli obiettivi del progetto.

Infatti in queste tipologie di imprese, non solo è più frequente un approccio alla sicurezza intesa come impaccio, vincolo e balzello, ma anche un’organizzazione del lavoro fondata sulla sovrapposizione di compiti e mansioni, su una flessibilità talvolta estrema di regole e procedure e su un ritmo lavorativo che, in alcune circostanze, può costituire un fattore di potenziale pericolo per i lavoratori. É quindi ancor più necessaria una corretta formazione/informazione: in particolare per quel segmento di lavoratori immigrati, i cui limiti di conoscenza linguistica e di integrazione possono costituire un motivo aggiuntivo di radicalizzazione del rischio per se stessi e per i compagni di lavoro.

Con questo nuovo approccio comportamentale alla sicurezza, attraverso l’innovazione culturale e dei processi formativi, ogni lavoratore immigrato può diventare protagonista attivo non solo nella valutazione del rischio e nell’attuazione di una strategia diffusa di sicurezza e prevenzione, ma anche nell’interpretazione della sicurezza, intesa come opportunità di sviluppo del senso civico e di condivisione di quel sistema di valori che consente di realizzare modalità efficaci di integrazione valoriale. Nell’ambito del progetto vengono realizzati percorsi di formazione linguistica correlati con la formazione all’integrazione, utilizzando i problemi, le regole e le parole della sicurezza come esempi paradigmatici. Il modello formativo prevede un percorso fortemente caratterizzato da sussidi per la formazione a distanza e l’autoformazione assistita. Il Kit formativo è composto da un lettore mp3 audio, un dizionario della sicurezza, schemi di valutazione, giochi, esercizi, dettati, dialoghi, test di autovalutazione e strumenti più tradizionali (come guide cartacee).

Il percorso formativo, della durata di 60 ore, avviene mediante 8 incontri in presenza di 3 ore ciascuno per un totale di 24 ore ed un percorso in autoapprendimento di 36 ore, con l’aiuto di tutor a distanza.
Nel progetto sono coinvolti 40 lavoratori di varie etnie e Paesi, che hanno ricevuto i materiali formativi e sono stati coinvolti nel percorso.
Considerando le dimensioni della presenza di lavoratori di varie etnie e paesi nell’area metropolitana di Roma, questa è stata scelta come Area test per la sperimentazione.

I soggetti coinvolti sono stati individuati con la collaborazione di società cooperative e/o imprese che impiegano lavoratori stranieri. La sfida ambiziosa è quella di trasferire un “interesse raddoppiato”, in quanto il lavoratore immigrato si accosta alla proposta di informazione/formazione per un “duplice obiettivo”: migliorare la sua sicurezza, migliorare la sua conoscenza della lingua italiana e quindi la sua integrazione.
Il risultato finale sarà quello di:
1. comunicare ai lavoratori stranieri il concetto della sicurezza come valore fondamentale della persona sia nella vita professionale che in quella privata.
2. stabilire una connessione forte ed evidente tra approccio alla sicurezza ed efficacia dei processi di integrazione e di cittadinanza attiva.
3. attribuire alla sicurezza sul lavoro il ruolo di volano per l’integrazione economica, sociale e culturale dei lavoratori stranieri.
4. favorire un apprendimento della lingua italiana, basato sulla centralità della sicurezza, per dare concretezza al bisogno di comprendere norme, comportamenti, procedure, sistemi e dispositivi di sicurezza.
5. stimolare il protagonismo dei lavoratori nella valutazione del rischio, nella definizione delle strategie personali di prevenzione, nella trasmissione dei valori della sicurezza agli altri lavoratori.
 
Il progetto di ricerca è finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi del decreto del 17 dicembre 2009 e ammesso a contributo con decreto direttoriale 11 maggio 2011, ha preso avvio il 16/01/2012 e terminerà il 15/03/2013.

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