Mondo

Informazione bugiarda: quando Naomi valeva più di Kabul

I fatti di New York e il terrorismo hanno fatto riapparire in tv le notizie dall’estero. Una ricerca Vita e Osservatorio di Pavia e i commenti di Mimun, Rossella e Bonacina

di Gabriella Meroni

Una notizia su cinque. Era questa, fino all?11 settembre, la proporzione tra i servizi dal mondo, i cosiddetti ?esteri?, e gli altri argomenti dei più importanti telegiornali italiani della sera. Evidentemente, i direttori dei nostri tiggì avevano altre priorità, tanto da dedicare a ciò che accadeva nel mondo appena il 21,7% dello spazio a loro disposizione. Vi sembra poco? Be?, sappiate che è anche peggio, perché se si va a spulciare tra gli argomenti trattati, si scopre che spesso dalle agenzie di stampa pescavano avvenimenti piuttosto scapricciati come le vittorie sportive, le ultime avventure di principesse e top model o le sfilate di Parigi. E di ?cose serie?, che sono anche le più interessanti, si parlava in totale soltanto per il 16% del tempo. Siamo a una notizia ogni sette-otto. Il dato è ufficiale, e deriva da un calcolo commissionato da Vita all?Osservatorio di Pavia, l?istituto di ricerche che monitora costantemente le trasmissioni di informazione in Italia. L?Osservatorio, partito dal 1° giugno, ha fermato le proprie analisi per noi al 10 settembre, data degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono. Da allora, sugli schermi dei tiggì nazionali va in onda tutta un?altra storia. E molti servizi, confezionati da corrispondenti i cui volti ci sono sconosciuti, perché fino a ieri sottoutilizzati, ci spiegano fatti e retroscena di cui siamo stati costretti a interessarci piuttosto bruscamente. Il primo a piangere lacrime di coccodrillo è stato il direttore del Tg5, Enrico Mentana, che durante uno dei primi speciali dedicati alla tragedia americana ha fatto una dura, seppur tardiva, autocritica: «L?informazione, e in particolare noi che facciamo i telegiornali abbiamo sbagliato», ha detto Mentana in diretta tv, mentre la camera stringeva sul primo piano. «Perché per troppo tempo abbiamo ignorato una gran parte del mondo, senza raccontarlo. E ora ci stupiamo di quello che è potuto accadere». L?analisi del direttore del Tg5 trova conferma dai dati dell?Osservatorio di Pavia. Tra i temi di affari esteri, quello più ?coperto? da tutti i tg analizzati (i tre della Rai e i tre di Mediaset nell?edizione serale, la più seguita) riguarda gli scontri e le tensioni internazionali; vi rientrano, per esempio, la situazione mediorientale o il conflitto tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord. Tutte le testate, a parte Studio Aperto, fermo a un incredibile 6,7%, dedicano a queste notizie in media il 20% dello spazio esteri, che però, attenzione, occupa già soltanto un quinto del giornale. In termini effettivi, dunque, siamo attorno al 4% del tempo totale. Se togliamo poi i servizi dedicati a temi non proprio impegnativi, come lo sport e la mondanità, che da soli assorbono un altro 20% scarso, scopriamo che davvero pochissima attenzione è riservata ad argomenti che sarebbero stati cruciali per capire l?evolversi della situazione che ha portato, per la sorpresa dei media, agli attentati dell?11 settembre. Come stupirsi del fatto che per la maggior parte degli italiani termini come jihad, burqa e Talebani siano pressoché ignoti, se i telegiornali sono riusciti a dedicare a religioni, disagio sociale e diritti umani nel mondo non più del 2% dello spazio dedicato al mondo, cioè solo lo 0,4% del totale? Quanto al terrorismo, da gennaio agli inizi di settembre ha occupato solo l?1,6% della sezione esteri, mentre il racconto degli eventi del bel mondo planetario ha portato via quasi il 4%. Non tutti i telegiornali, in verità, si sono comportati allo stesso modo. Nella nostra classifica spicca ad esempio il buon equilibrio del Tg3, che ha il primato dell?attenzione agli scontri internazionali, alla politica estera, alle religioni, al terrorismo e ai diritti umani, e arriva ultimo quanto al peso attribuito alle notizie del jet-set; fanalino di coda, invece, con uno scandaloso 0,0% in ben due categorie fondamentali (Unione europea e politica estera italiana) si piazza Studio Aperto, che risulta primo quanto all?attenzione prestata agli avvenimenti sportivi esteri (automobilismo in testa). Scarso anche l?impegno del Tg5, che eguaglia in negativo Studio Aperto per le notizie dell?Unione europea e si piazza ultimo nella categoria diritti umani; si comporta un po? meglio il Tg4, che parla pochissimo di disagio sociale ma tanto (si fa per dire: il 2,9%) di Europa e politica estera italiana. Quanto al Tg2, e torniamo al servizio pubblico, il giornale diretto da Clemente Mimun ha trattato pochissimo, in passato, di terrorismo, ma si è distinto per l?attenzione al disagio sociale. Il Tg1, infine, si è occupato più di tutti gli altri di relazioni internazionali, snobbando le tensioni sociali. Rimedieranno? Speriamo in uno scatto di realismo per un Paese, come il nostro, che dopo tutto copre soltanto lo 0,2 per cento delle terre emerse. Lezione per tutti di Clemente Mimun -Tg2 Speriamo che la crisi internazionale in atto serva al giornalismo italiano per uscire dal provincialismo, che ci ha sempre portato a ignorare intere aree del pianeta o, al massimo, ad occuparcene per dar conto di appelli alla solidarietà con le popolazioni povere. Per quanto riguarda me, farò tesoro della lezione e appena potrò correrò ai ripari. Come? L?idea c?è già: costruire un rotocalco che si occupi di scenari di politica internazionale. Il titolo c?è, si chiamerà ?Così va il mondo? e si rivolgerà a quel pubblico che magari sarà ancora di nicchia, ma che ha voglia di capire e approfondire. E poi anche se lo seguissero in pochi non mi interessa. È come la storia dell?uovo e della gallina: le notizie internazionali interessano a pochi perché nessuno le ha mai raccontate in tv, o nessuno le racconta perché interessano a pochi? La risposta non ce l?ho. Forse, occupandomene, troverò la soluzione. Basta col gossip – Carlo Rossella – Panorama Il gossip nei telegiornali? L?ho inventato io, quando ero direttore del Tg1. E funzionava, altroché se funzionava. Era l?epoca di lady Diana, il rosa tirava moltissimo. Oggi però i tempi sono cambiati, non è più il tempo di essere frivoli. Oggi bisogna occuparsi di temi importanti, decisivi per la vita stessa e il nostro futuro; bisogna riflettere e far riflettere. Di conseguenza anch?io sono cambiato: adesso di quello che fanno veline, vallette e letterine non mi interessa niente, psicologicamente non trovo più lo spazio, né in me né nel giornale che dirigo, per prestare attenzione a queste notizie. Non so se la tendenza ad occuparci di cose serie durerà, ma personalmente spero di sì. Siamo stati per troppo tempo concentrati su noi stessi e sulla soddisfazione dei nostri istinti, e intanto attorno a noi maturava il disastro. Il mood, come suonava Glenn Miller, è cambiato. Dobbiamo cambiare anche noi. Dopo New York: un talk show lungo 15 giorni – di Riccardo Bonacina Togliete il gossip, i vip, le star dello sport, e i viaggi del Papa (meno male che c?era), le notizie dal mondo erano tabù per i Tg, voce del Palazzo e dell?Italietta. L?altra faccia di questa piccineria si riscontra in ciò che è successo dall?11 settembre. Quindici giorni di dirette dal mondo, molte al traino della Cnn. Quindici giorni in cui i veri eroi dell?informazione sono diventati tre esperti di affari internazionali e strategie; nell?ordine, per accanimento di presenza: Stefano Silvestri, corposo presidente dell?Istituto affari internazionali; il bravo Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes; e la new entry, Andrea Nativi, direttore di Rivista italiana di difesa. Sono stati loro gli eroi dell?informazione post New York. Iniziano con Uno mattina e poi via, da una rete all?altra, sino a Porta a Porta o Santoro. Stanchi, affannati, con le borse agli occhi, cartine e bacchette per indicare i teatri della possibile guerra. Infatti, se si escludono rare eccezioni, i quindici giorni di dirette dal mondo si sono limitati a un lungo talk show per riempire l?attesa dell?azione militare. Ecco spiegata la funzione degli esperti. Dei problemi, neppure stavolta si è parlato. La ricerca esclusiva Vita-Osservatorio di Pavia sul posto degli esteri nei Tg della sera è pubblicata integralmente sul numero del magazine in edicola questa settimana


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