Politica

Lettera aperta: «Troppo populismo antieuropeo»

L’hanno scritta un gruppo di europeisti italiani per ricordare il ruolo positivo che la Ue avrebbe per l’Italia. Una denuncia per massai “toni populisti e deformanti” emersi durante la campagna elettorale

di Joshua Massarenti

Alla vigilia delle elezioni, un gruppo di docenti, avvocati, consulenti e funzionari che gravitano dentro e attorno al mondo UE ha scritto una lettera aperta in cui denuncia i “toni populisti e deformanti” emersi durante la campagna elettorale contro l’Unione Europea. “La crisi dell’Italia non dipende dall’Europa” perché “il paese trae beneficio dall’appartenenza all’Unione europea” sostengono gli autori del documento che vede tra i firmatari Giuseppe Tesauro, giudice della corte costituzionale e già avvocato generale della corte di giustizia UE e presidente autorità antitrust, Aurelio Pappalardo, ex Direttore generale aggiunto della DG Competizione, avvocato e professore al collegio d’Europa, nonché docenti di diritto europeo e funzionari europei che coprono ruoli importanti nelle varie direzioni generali della Commissione UE.

Tra i luoghi comuni anti-UE contro i quali il gruppo di firmatari punta il dito c’è “l’incapacità dell’Unione europea di predisporre delle misure adeguate a livello europeo per evitare speculazioni dei mercati finanziari sul debito sovrano”. “Ma si confonde il rimedio con l’origine del male: la vulnerabilità dell'Europa riflette il pesante indebitamento di alcuni paesi dell’Eurozona, unitamente alla mancanza di prospettive di crescita, che mettono a repentaglio la solvibilità a termine di tali paesi. Sarebbe quindi forse più onesto interrogarsi sulle vere cause della fuga degli investitori dai titoli di Stato italiani, che vanno di tutta evidenza ricercate nella crescita asfittica del paese e nell’incapacità della nostra classe politica di attuare le riforme di risanamento”.  Sulle misure di austerità imposte da Bruxelles all’Italia, i firmatari fanno notare che “l’equilibrio dei conti pubblici è una tappa obbligata propedeutica a qualsiasi progetto di sviluppo e di solidarietà intergenerazionale e va perseguita per il nostro interesse e non per quello dell’Europa. Vivere a debito non è realistico alla lunga perché implica che qualcuno sia disposto a dare credito ed abbia fiducia nella solvibilità del debitore; ma senza finanze in ordine un paese non comanda né rispetto, né tantomeno fiducia o credito”.

Anziché prendersela con l’Europa, i politici italiani farebbero meglio di evidenziarne i vantaggi che l’Italia trae dall’UE, sostengono gli europeisti. A partire dalla pace e della sicurezza garantita ai cittadini europei negli ultimi 70 anni. Per poi menzionare “la libera circolazione beni, servizi, capitali e persone che ha creato un mercato unico di milioni di consumatori; la liberalizzazione dei settori delle pubbliche utilità (telecomunicazioni, energia, trasporti, poste) che ha consentito un abbattimento vertiginoso delle tariffe pagate dagli utenti; le direttive UE in materia di protezione dei lavoratori, donne, fasce deboli, studenti; la disciplina della concorrenza che ha consentito di combattere cartelli e abusi di posizione dominante, mentre il controllo degli aiuti di stato ha frenato la cattiva abitudine di alcuni Stati a concedere alle imprese sussidi distorsivi, limitando lo sperpero di danaro pubblico”. Per tutti questi motivi, i firmatari del documento sono convinti che è convinto per risolvere la crisi europea “ci vuole più Europa: che si completi l’unione politica, economica e monetaria e si stanzi un budget europeo più ambizioso di quello attuale, per poter finalmente attuare un vero piano di sviluppo a livello europeo”.
 


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