Non profit

Così lo Stato taglieggia la Casa del Giovane

L'Agenzia del demanio della regione Lombardia vende i terreni su cui la Casa del Giovane aveva dato vita ai servizi alla persona, per investire nella speculazione immobiliare. Abbandonando chi è in stato di fragilità. Mobilitiamoci

di Lorenzo Alvaro

Oggi si scopre che la sussidiarietà in questo Paese non solo è lontana ma non può esistere sinchè ci sarà uno Stato così. Anzi, la novità vera è che lo Stato, in questo caso sotto le fattezze del demanio regionale, non solo non è interessato ai servizi alle persone e al Terzo Settore ma addirittura le taglieggia con atteggiamenti che vanno dal ricattattorio al bullesco.  

A raccontare i fatti è Don Arturo Cristani, presidente della Fondazione Casa del Giovane di Pavia, struttura che da ormai più di 20anni si occupa di recuperare persone in situaizone di fragilità e difficoltà della città di Pavia. Giovani e anziani, italiani o stranieri, ludopatici o tossicodipendenti, alla Casa c'è sempre posto per tutti.

«La Casa consta di due parti. Una è di proprietà. L'altra invece ci è stata concessa ad affittto calmierato, 3mila euro l'anno, dal demanio regionale nel 1995», spiega il presidente.
L'area affittata consisteva in due capannoni militari in stato di abbandono. «Negli ultimi 15 anni li abbiamo rimessi in piedi e ne abbiamo fatto laboratori artigianali dove, in un’ottica di coesione sociale, la città si prende cura del disagio presente nel proprio territorio», aggiunge don Arturo, «all'interno di quest'area c'è anche una comunità residenziale che ospita 15 ragazzi sotto i 18 che hanno avuto problemi di dipendenza da sostanze. Strutture che proprio questa settimana hanno visto la visita di oltre 1800 studenti degli istitui della zona che hanno usufruito degli spazi».

«Le migliorie che la Fondazione ha apportato alle struttura demaniali sono costate 600 mila euro e sono anche strutturali» sottolinea il sacerdote.
Nel 2011 scade il contratto e «abbiamo avviato tutti i contatti per poter rinegoziare l'affitto» spiega don Arturo. E qui succede l'impensabile. Il demanio regionale infatti fa sapere che per il rinnovo non ci sono problemi ma che vista la rivalutazione della proprietà (grazie agli investimenti della Conunità e alla bonifica dell'area) l'affitto costerà alla onlus 90 mila euro l'anno. «Abbiamo fatto notare che si trattava appunto di una onlus e allora, bontà loro hanno deciso di farci lo sconto del 50% a 45 mila euro l'anno», sorride amaro il prete. Un ricarico del 1400%.

Ma un modo per risparmiare ci sarebbe. «Ci hanno assciurato che se avessimo proposto un nuovo progetto di ulteriore qualifica delle strutture ci avrebbero abbassato il prezzo ad un decimo della somma», sottolinea Don Arturo. Un ricattino, insomma. A quanto pare secondo il demanio la logica sussidiaria è tesa ad arricchire il demanio stesso. Ed infatti la sussidiarietà non passa neanche per l'anticamera del cervello di questi signori e un nuovo colpo di scena non si è fatto attenedere.

«Tra un contatto e l'altro si è arrivati alla crisi di governo. I contatti si sono interroti e non si è saputo più nulla. Ma noi, per non farci trovare impreparati abbiamo comunque preparato, lungo il 2012, il progetto di migliorie basato su un sistema di pannelli fotovoltaici» sottolinea Don Arturo.

Ma il 14 febbraio scorso arriva la doccia fredda. «Con una lettera ci è stato comunicato che la proprietà verrà girata ad un fondo d'investimento (sic!) che si occuperà della sua vendita».
Insomma di fronte alla speculazione edilizia la gente, come al solito, non conta. Don Arturo è prostrato «non capiamo, di aree demaniali fatiscenti e abbandonate ce ne sono a Pavia tantissime. L'unica che è stata rivalutata e fa un servizio alla persona è la nostra. Perchè la vogliono cancellare?». Già perchè?

C'è difficoltà anche nel capire a chi rivolgersi. questo demanio regionale sembra un po' Equitalia. Non si cpaisce a chi faccia riferimento e quindi a chi rivolgersi.

«Non sappiamo che tipo di incidenza possa avere la Regione Lombardia. Ma se fosse possibile un intervento di Roberto Formigoni come ultimo atto del suo lungo governo sarebbe un bel segnale. Nel frattempo speriamo che il comune possa intervenire con il pgt», chiarisce il prete che conclude «noi chiediamo solo di continuare a fare quello che abbiamo semopre fatto».

Già, ma forse bisognerebbe rivolgersi direttamente al Ministro Vittorio Grilli


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