Welfare

Che attori questi detenuti

L'inviato del Los Angeles Times entra nelle carceri italiane per scoprire il talento teatrale dei detenuti. Ma riserva solo poche righe alle condizioni disumane in cui vivono troppi prigionieri

di Gabriella Meroni

Le carceri d'Italia? Decisamente "poor" – misere – però sono piene zeppe di attori di talento. E' questo l'assunto che si ricava leggendo l'ampio servizio che il Los Angeles Times ha dedicato ai tanti gruppi teatrali sorti nelle case circondariali del nostro paese. L'inviato del giornale californiano ha visitato in particolare Rebibbia, ma ha intervistato altri esponenti delle 110 compagnie dietro le sbarre, sottolineando anche la partecipazione di "veri gangster" al film di Garrone Gomorra.

"Le carceri italiane sono uno straordinario serbatoio di talenti teatrali", scrive Tom Kington, "nonostante le condizioni del sistema carcerario, perennemente alle prese con problemi di sovraffollamento e di mancanza di fondi". "Siamo leader in Europa nel settore teatrale", dichiara non senza orgoglio Carmelo Cantone, ex direttore di Rebibbia e  oggi provveditore regionale per le Amministrazioni Penitenziarie della Toscana.

L'inviato racconta poi del grande successo di pubblico toccato alle tre compagnie teatrali presenti a Rebibbia, i cui spettacoli sono stati visti da 30mila persone negli ultimi sei anni, (cosa che ha fatto entrare il carcere nella top ten dei teatri romani) e cita la prossima uscita nei cinema statunitensi del film dei fratelli Taviani "Cesare deve morire", vincitore dell'Orso d'oro a Berlino, ambientato proprio nel carcere romano e in cui recitano alcuni detenuti.
 


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