Cultura

Papa Ratzinger, il grazie del non profit

Da Roberto Trucchi (Misericordie) a Carlo Costalli (Mcl), il saluto delle organizzazioni del Terzo settore

di Redazione

Si moltiplicano in queste ore i ringraziamenti e le riflessioni che molte realtà sociali e personaggi legati al terzo settore vogliono rivolgere al Papa dopo l’annuncio delle sue dimissioni.

Don Vinicio Albanesi (fondatore della comunità di Capodarco):
«L’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI è da interpretare come un gesto nobile. La motivazione che ha addotto, per l’età avanzata, mostra una sensibilità umana e anche un profondo senso di fede.
Da una parte non si è sentito più in grado di affrontare i mille problemi che la gestione della Chiesa oggi nel mondo pone e l’ha confessato; dall'altra ha detto a sé e a tutti noi che non si ritiene indispensabile. Ha aggiunto: che io me ne vada è per il bene della Chiesa.
Ciò significa che, nonostante la responsabilità di essere capo della Chiesa, è rimasto un uomo con la propria coscienza a fare i conti con la condizione di età e di salute.
Ci piace ricordare, tra gli ultimi suoi interventi, il messaggio per la Quaresima di quest’anno.
Seguendo il filo dell’anno della fede, ha insistito sul rapporto fede-carità.
Per la prima volta ha unito le due virtù con legami molto profondi. Riprendendo le sue parole: “la fede precede la carità, ma si rivela genuina solo se è coronata da essa. Tutto parte dall'umile accoglienza della fede (il sapersi amati da Dio), ma deve giungere alla verità della carità (“il saper amare Dio e il prossimo”).”
Il tema dell’azione di Dio, benevola per l’umanità, ritorna nel suo insegnamento. Le sue tre encicliche girano intorno a questo nucleo di intuizione.
Esternamente non ha avuto l’accoglienza calorosa, perché il suo linguaggio era forse troppo teologico, né aveva le caratteristiche del trascinatore di folle. È stato sostanzialmente un teologo: per alcuni versi è sembrato intransigente, ma a leggere bene i suoi interventi, si è mostrato più tenero e attento di quanto si immagini, aprendo varchi nella dottrina della Chiesa.
Con il tempo, studiando le sue opere – molte – si potrà apprezzare meglio la portata della dottrina.
La condizione della Curia romana, la gravissima situazione degli scandali degli ecclesiastici, la globalizzazione delle problematiche ecclesiali hanno contribuito nella decisione delle dimissioni.
Un gesto, ripetiamo, sincero e nobile».

Carlo Costalli (Mcl):
«Diciamo un commosso grazie a un grande Papa che ha assunto su di sé una responsabilità tanto gravosa per un Uomo solo: il peso di guidare la cristianità in un momento tanto oscuro per il mondo intero.  Una decisione, la Sua, che ci sorprende tutti, e che è certamente frutto di un doloroso travaglio interiore, sempre accompagnato però da una fede trasparente, illuminata e guidata dallo Spirito Santo, che lo ha indotto a lasciare anzitempo ‘per il bene della Chiesa’ il suo incarico pastorale. Addolorati per l’improvvisa notizia, il Movimento abbraccia il Santo Padre con tutto l’affetto e le nostre preghiere. Lo ringraziamo per la missione evangelizzatrice che ha fin qui portato avanti e serbiamo nel cuore imperituri ricordi del commovente incontro con il MCL, appena il 19 maggio scorso, ringraziandoLo per aver voluto festeggiare con noi il 40° anniversario della fondazione del Movimento e lasciandoci un programma che sarà guida per i prossimi anni».
 
Roberto Trucchi (Presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia)

«L’annuncio di Benedetto XVI ci lascia attoniti e sbigottiti, come tutti i cristiani. Siamo vicini al Papa nella preghiera, con tutta la Chiesa, dopo questa decisione che certamente, come Lui stesso ha detto, ha ponderato a lungo e che certamente non è stata facile da prendere. Una decisione che accogliamo con ammirazione per il coraggio e la grande umiltà che dimostra. Su tutto, sentiamo di dover ringraziare Benedetto XVI per il grande servizio che ha reso alla Chiesa, in tutta la sua vita e in particolare in questi otto anni sulla cattedra di Pietro».

Maurizio Gradini (Confcooperative)
«Anche se giunge come un fulmine a ciel sereno è una scelta che merita massimo rispetto da parte di tutti. È un gesto di assoluta nobiltà, quello di Papa Benedetto XVI, assunto con la finalità di dare alla Chiesa una guida forte che assicuri continuità alla sua azione di evangelizzazione, condotta da 2.000 anni.  Nel ricevere 3.500 cooperatori di Confcooperative e del Credito Cooperativo, Benedetto XVI nel dicembre del 2011 parlò di «Mercato mai senza solidarietà» ed elogiò il ruolo svolto dalle cooperative «La vostra azione – disse in quell’occasione Sua Santità –  è preziosa. Anzitutto siete chiamati a offrire il vostro contributo, con specifica professionalità ed tenace impegno, affinché l'economia e il mercato non siano mai disgiunti dalla solidarietà. Inoltre, siete chiamati a promuovere la cultura della vita e della famiglia e a favorire la formazione di nuove famiglie che possano contare su un lavoro dignitoso e rispettoso del creato che Dio ha affidato alla nostra cura responsabile. Sappiate valorizzare sempre l'uomo nella sua interezza, al di là di ogni differenza di razza, di lingua o di credo religioso, prestando attenzione ai suoi reali bisogni, ma anche alla sua capacità di iniziativa. Abdicare da una delle massime cariche planetarie sottolinea la generosità, il coraggio e la lucidità del Santo Padre che antepone a ogni cosa la necessità di assicurare alla Chiesa il ruolo che gli spetta nella leadership mondiale».

Johnny Dotti (Presidente Welfare)
«Sono rimasto di sasso di fronte alla notizia delle dimissioni di Papa Bendetto XVI. Sono tantissime le rivoluzioni epocali che attraversiamo in questi anni, nell’economia, nella politica, nella composizione sociale, ma questa proprio non me l'aspettavo. Lo confesso. Mi ha radicalmente sorpreso e insieme commosso rileggere le dichiarazioni che ha rilasciato oggi in occasione della Festa della Madonna di Lourdes. Trovo che ancora una volta ci abbia testimoniato la vera libertà, così solida da permettergli di lasciare il proprio posto «per il bene della Chiesa», esponendosi anche al giudizio della Storia e sovvertendone i ritmi, con un gesto tanto semplice quanto inaudito. Mi rimane addosso un testimonianza di piena libertà che trova la sua origine in queste Sue parole del 4 marzo 2011 ai fedeli di una parrocchia romana: Il papato è una funzione, importante, ma «non l'ultima istanza. L'ultima istanza è il Signore».

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