Welfare

Da Napolitano un gesto civile e di pietà

Intervista a Stefano Boeri, assessore a Milano. In prima linea per portare lo “scandalo” della situazione del carcere al centro della politica e della cultura

di Giuseppe Frangi

«Nessuna parte vorrà, anche in questo momento, negare la gravità e l'urgenza dell'attuale realtà carceraria nel nostro Paese». Lo ha detto Giorgio Napolitano, questa mattina in visita al Carcere di san Vittore, primo presdiente della Repubblica a varcare i cancelli del grande penitenziario milanese. A San Vittore e per San Vittore sta da mesi battagliando Stefano Boeri, assessore alla Cultura di Milano, che ha messo la questione del carcere al centro anche delle politiche culturale della Giunta Pisapia: sua l’idea di portare la Pietà Rondanini, capolavoro di Michelangelo custodito al Castello Sforzesco, per qualche mese nel Panottico, cuore di San Vittore.

Colpito dalla decisione di Napolitano?
Certamente. Il Presidente già all’indomani della “condanna” da parte della Corte europea per i diritti dell’Uomo aveva espresso il suo sconcerto. Ora ha voluto rafforzare quelle parole con un gesto che non può certo passare inosservato. Ma il tema del carcere è un tema da cui tutti si tengono alla larga… Ma bisogna aver messo piede dentro San Vittore per capire che è una questuione non più procrastinabile. È una società che si dice civile non può accettare una situazione del genere.

L’idea di portare la Pietà a San Vittore è un gesto per accendere i riflettori su questa situazione?
Certamente. La collocazione di un capolavoro dell’umanità all’interno del carcere è certamente un gesto estremo. Ma proprio perché tale vuole richiamare l’attenzione sulla condizione di invivibilità all’interno di san Vittore in particolare. E poi può mettere in rilievo il vuoto che il concetto di pietà oggi incontra nella politica, nell’economia, nella cultura contemporanea.

Ne ha parlato anche con Bob Dylan, che è venuto a Milano per l’inaugurazione della mostra dedicata alla sua opera pittorica?
Certamente. Siamo andati insieme al Castello a vedere la Pietà. Era quasi emozionato. Non pensava che fosse una capolavoro così intenso. La cosa mi ha colpito perché è una reazione che non viene da un cattolico ma da una persona che ha una sensibilità religiosa molto diversa, semmai di impronta protestante. Eppure ha capito subito sia la forza della pietà, sia la forza del gesto di portarla per qualche mese nel cuore di un carcere.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA