Volontariato

Francesco Rocca: «La Croce Rossa non sarà più la stampella delle Regioni»

«La mia elezione e il percorso che stiamo facendo verso la prvatizzazione dell'ente devono essere il segno di una ritrovata autonomia dell'ente». I 4 mila dipendenti? «Ci batteremo perchè la pubblica amministrazione riassorba tutti»

di Redazione

Da commissario straordinario a presidente. Sembra poco, ma il salto di Francesco Rocca, certificato ieri dal voto dell’assemblea nazionale della Croce Rossa, è di quelli da record. Basti pensare dal 1980 ad oggi solo in due occasioni (dal 1998 al 2003 con Maria Pia Garavaglia e dal 2005 al 2008 con Massimo Barra) l’ente nato a Milano nel 1864 è stato guidato da una dirigenza espressa dai suoi circa 139mila volontari. Rocca rimarrà in carica fino al primo gennaio 2014, con il compito di mettere a punto il nuovo statuto della stessa Cri e proseguire nel suo riordino che porterà uno delle maggiori associazioni di volontariato italiana verso la privatizzazione (entro il 2016).

Rocca, un compito non da poco. Da dove si comincia?
Iniziamo a dire che la fine del commissariamento significa che alcuni nodi amministrativi che per anni hanno reso molto complicata la gestione amministrativa dell’ente sono stati risolti o si avviano ad esserlo. Dopo di che occorre che questa struttura, ma anche il modo con cui si guarda alla Croce rossa, faccia un passaggio culturale che nell’ambito dei compiti di un organo ausiliare dello Stato ci permetta di operare in autonomia.

A cosa si riferisce nel concreto?
Le faccio due esempi: fino ad ora su alcuni servizi come il trasporto sanitario abbiamo operato come se la legge sul servizio sanitario nazionale che trasferiva le competenze alle regioni non fosse mai esista. D’ora in poi noi non potremo più essere chiamati a coprire le magagne delle amministrazioni regionali, ma dovremo lavorare al pari degli altri fornitori in seguito alla firma di una convenzione o per aver vinto un bando di gara. Non solo. Dovremo essere più autonomi anche nella scelta dei campi su cui spenderci. Uno senz’altro sarà quello delle nuove marginalità e di quella fetta di immigrati che non hanno diritti sanitari.   

Voi oggi ricevete circa 170 milioni di contributi da parte di quattro ministeri che presto verranno meno. Il costo del personale – avete circa 4mila dipendenti- ammonta 200 milioni. Può un ente privato stare in piedi con questi numeri?
Assolutamente no. La prima cosa da dire però è che faremo fronte allo squilibrio finanziario pregresso con la dismissione di parte del nostro patrimonio immobiliare. Dopo di che – certo- dovremo imparare a camminare da soli grazie ai contratti di servizio che manterremo in essere con lo Stato centrale e alle convenzioni che firmeremo per la gestione del 118 sui territori. Teniamo però presente che già oggi i comitati locali sono gestiti come associazioni di diritto privato. Quindi il problema riguarda quasi esclusivamente il comitato centrale.

Parteciperete anche ai classici bandi per il non profit, per esempio quelli ex lege 266?
Credo proprio di sì.

Quanto ai 4 mila dipendenti?
Lo voglio dire chiaro: vanno tutti riallocati all’interno delle pubblica amministrazione. La Croce rossa compatta si batterà per questo. 1500/1700 di loro sano già impegnati nei servizi di 118 e saranno confermati in quelle mansioni. Per gli altri 2300, compresi i 1200 militari, stiamo valutando diverse soluzioni. Visto che si tratta di personale fortemente specializzato nella gestione delle emergenze, una via potrebbe essere quella di costituire una sorta task force professionale di protezione civile da affiancare ai volontari. Vedremo. Di certo non li lasceremo soli.

La privatizzazione dell’ente dovrebbe significare anche una presa di distanze dalla politica. E invece lei stesso viene indicato come uomo di Alemanno e uno delle sue vice si chiama Maria Teresa Letta, sorella di Gianni e zia di Enrico…
Mi sembra che due mesi appena al dipartimento delle politiche sociali di Roma siano un po’ pochini per definirmi “uomo di Alemanno” a meno che non si vogliano considerare degli idioti i 322 votanti (su 418) che mi hanno accordato la loro preferenza. Quanto alla Letta vanta una storia impeccabile come dirigente della Croce Rossa. In particolare per quanto a fatto in Abruzzo durante il terremoto. Mettere in discussione un profilo come il suo, mi sembra davvero difficile a meno che non la si voglia mettere all’indice perché ha un cognome importante e viene da una famiglia agiata. Ma nella Croce rossa, da Susanna Agnelli in giù, i dirigenti validi con nomi pesanti siano stati tanti. Ed è stato un bene.
 


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