Volontariato

Zero ingressi con il visto per volontariato

Un anno fa nasceva il visto per volontariato. In un anno gli stranieri che l'hanno utilizzato sono zero. Uno strumento che non piace? Tuttaltro, solo che ancora manca il decreto...

di Sara De Carli

Tra le ong, pure quelle grosse, nessuno sa nulla. Idem tra le organizzazioni di volontariato, che pure ricordano subito la beffa di quel decreto che non citava le odv. Zero anche nella rete degli avvocati che seguono i temi dell’immigrazione, il presidio certamente più attento sul tema. Eppure la domanda è semplice: a un anno dalla sua nascita, quanto è stato usato il “visto per volontariato”? è uno strumento che piace? Che funziona?

La risposta, alla fine, è altrettanto semplice. Ma disarmante. In un anno di vita i visti per volontariato concessi dallo Stato italiano sono zero. Non si tratta di ignoranza dello strumento, né di una sua bocciatura. Il fatto è che a più di venti mesi dalla sua firma e un anno dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ancora «la procedura non è attiva, in quanto non è stato emanato il decreto previsto dal comma 1 dell’articolo 27 bis del dlgs n. 286/98 (decreto del Ministero della Solidarietà sociale, di concerto con il Ministero dell’Interno e degli Affari Esteri) che determina il contingente annuale degli stranieri ammessi a partecipare a programmi di volontariato». Così rispondono dal Ministero dell’Interno.

L’idea era buona: un visto di al massimo un anno, solo per giovani tra i 20 e i 30 anni, che partecipassero a un programma di volontariato sulla base di una apposita convenzione stipulata tra lo straniero stesso e una organizzazione promotrice che sia un ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, una ong riconosciute ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49 oppure una associazioni di promozione sociale iscritta nel registro nazionale. Ma per il momento, a dispetto della legge, non se ne fa nulla.

 


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