Cultura
Fare Verde vuol mettere “a dieta” il cassonetto
Prende il via a Napoli, sabato 19 gennaio il progetto "Mettiamo a dieta il cassonetto". Saranno formati giovani, che formeranno a loro volta i ragazzi delle scuole, con l'obiettivo di ridurre la produzione stessa dei rifiuti
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Il titolo è di per sé evocativo: “Mettiamo a dieta il cassonetto” e l’obiettivo è proprio quello di ridurre la quantità di rifiuti. Ma per raggiungerlo l’idea è quella di andare oltre la raccolta differenziata partendo dall’inizio: dalla produzione stessa dei rifiuti.
Ed è quello che si prefigge l'associazione ambientalista nazionale Fare Verde onlus che in Campania mette in campo il progetto “Mettiamo a dieta i cassonetto”. Si inizia sabato 19 gennaio, con l’avvio dei seminari gratuiti per educatori ambientali realizzati in collaborazione con le associazioni “Nuovo Avvenire onlus” e “Insieme Movimento Solidarietà e Protezione Civile”, con il contributo dell’Assessorato all’Ecologia ed alla Tutela dell’ Ambiente della Regione Campania e del Forum Nazionale dei Giovani.
Il progetto, che ha come fondamentale obiettivo quello di diffondere la consapevolezza della necessità di ridurre a monte il volume dei rifiuti prodotto, toccherà le scuole delle cinque Province della Regione Campania e cercherà di coinvolgere il maggior numero di amministrazioni locali e di soggetti sociali possibile in questa serie di percorsi virtuosi.
La prima delle due lezioni – la seconda è in programma sabato 2 febbraio – rivolte agli operatori che andranno a formare i ragazzi nelle scuole, si terrà nela sede dell’associazione “Insieme Movimento Solidarietà e Protezione Civile”, sita in Piazza Mercato 103.
«Si faranno laboratori pratici, si parlerà di riciclo creativo e anche di come relazionarsi con i bambini delle scuole. Puntiamo a formare i giovani delle cinque province campane che a loro volta formeranno i ragazzi che saranno i “formatori” dei loro stessi genitori», spiega Massimo De Maio, presidente nazionale di Fare Verde. Si parte dalla Campania, ma l’idea è quella di diffondere l’iniziativa anche in altri territori.
Il progetto, ideato dal gruppo scuola di Fare Verde, vuole partire dall’inizio per giungere al ciclo più corretto nella gestione dei rifiuti: quello che arriva a una corretta ed efficace raccolta differenziata “porta a porta” solo dopo aver drasticamente ridotto a monte il volume complessivo dei rifiuti prodotti. A quel punto, – sono convinti a Fare Verde – parlare di nuove discariche e nuovi inceneritori sarà l’ultima cosa da fare. Così come previsto dalle normative nazionali ed europee che al primo posto mettono la riduzione e all’ultimo i sistemi di smaltimento di tutto ciò che non si è riuscito a ridurre o riciclare.
Presentando l'iniziativa Fare Verde ricorda che il 40% dei nostri rifiuti sono bottiglie di plastica, “cartoni” del latte – che non sono solo cartone, ma più materiali accoppiati tra loro – barattoli e lattine di metallo, scatole di carta o cartone, vasetti di plastica e di vetro, retine di plastica, vaschette di polistirolo, pellicole di plastica e fogli di alluminio. Anno dopo anno, i nostri cassonetti hanno acquistato peso, fino a scoppiare.
«È ora di metterli a dieta ed eliminare l’inutile sovrappeso che costa sempre più caro alle amministrazioni, ai cittadini, all’ambiente e ai nostri figli» spiegano all’associazione ambientalista.
«Il progetto è multiforme e prevede anche il coinvolgimento delle amministrazioni comunali campane» continua De Maio. «Proponiamo ai Comuni dei piani che abbiamo già sperimentato in altri Comuni italiani e che noi collaboriamo a realizzare e che mettono veramente a dieta il cassonetto». I progetti prevedono: compostaggio domestico, mense scolastiche a rifiuti zero, case dell’acqua, incentivi ai pannolini lavabili e altri per i commercianti che vendono prodotti sfusi. «Facciamo vedere ai comuni come l’adozione di questi piani genera un risparmio nella gestione dei servizi di smaltimento rifiuti e che si tratta di iniziative che si ripagano con i risparmi» spiega De Maio: «I cicli virtuosi che si innestano hanno positive ricadute ambientali ma anche economiche che in un momento di crisi non vanno trascurate».
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