Cultura

Finanziaria: per Caritas è sottotono

Da una prima valutazione, insufficienti le misure adottate

di Redazione

La legge finanziaria del nuovo governo potrebbe essere valutata come di
ordinaria amministrazione, ma il confronto con le attese suscitate nel corso della campagna elettorale è motivo sufficiente per giustificare più di una delusione.
La Caritas Italiana, volendo comunque evitare un giudizio superficiale ha
deciso di compiere un esame approfondito dei documenti disponibili, affidato a tre Gruppi Nazionali – degli Osservatori della povertà, dei Centri
d’ascolto e delle Politiche sociali – riuniti a Roma oggi e domani. Si
possono tuttavia anticipare alcuni dei principali elementi di critica che
emergono già da ora dal punto di vista della condizione dei poveri, proprio
della Caritas.
Anche questa finanziaria, come già quelle dei governi precedenti, non rivela alcuna volontà di promuovere una lotta efficace contro l’esclusione sociale. Non c’è coerenza con le indicazioni del vertice di Nizza e mancano le linee di un piano nazionale in questo campo, mentre continua la pratica di interventi episodici, settoriali e non coordinati.
Gli stessi scenari di una nuova politica familiare si restringono a limitate
detrazioni fiscali per i figli a carico dei nuclei che già percepiscono
redditi, mentre nessuna tutela è riservata alle famiglie che si collocano
nell’area della povertà o che rischiano di entrarvi per disoccupazione o
altri eventi dannosi, cosa che si può ottenere soltanto con un serio
rilancio della politica degli assegni familiari.
Né si riprende in alcun modo il discorso sul reddito minimo d’inserimento
che pure resta come indicazione programmatica della legge di riforma
sull’assistenza e la cui realizzazione, collegata a forme di inserimento
sociale e lavorativo personalizzato, potrebbe rappresentare un sostegno
effettivo e non assistenziale per le persone e le famiglie colpite dalle
difficoltà economiche e dalle crisi produttive.
La Caritas, infine, non può non lamentare che – come già accaduto con il ddl sull’immigrazione – su questioni di così grande portata, e su tutte le altre che sono implicite nella finanziaria, come le scelte sulle pensioni e la sanità, sia mancata una consultazione ampia ed approfondita del governo con le forze sociali e le energie vitali della società e auspica che tale atteggiamento possa essere corretto in favore di un autentico dialogo
sociale.

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