Mondo

2012, il crollo delle adozioni

La Cai pubblica i primi dati sul 2012: -22,8% per i minori addottati e -21,7% per le famiglie adottive. Colpa dei Paesi terzi, dice la Cai. Ma è davvero solo questo?

di Sara De Carli

Crollano le adozioni internazionali in Italia. La Cai ha pubblicato a tempo di record un pre-report sull’andamento delle adozioni nel 2012: la Commissione ha rilasciato l’autorizzazione all’ingresso in Italia per 3.106 bambini provenienti da 55 Paesi, adottati da 2.469 famiglie residenti in Italia. I minori adottati nel 2011 erano 4.022. Si tratta di un calo che la stessa Cai definisce «piuttosto consistente» e che in valori percentuali corrisponde al 22,8% per quanto riguarda il numero di minori adottati.

Le ragioni del calo, che ci riporta a livelli del 2005/2006? Secondo la Cai sono da imputare principalmente alle difficoltà che si sono registrate in alcuni Paesi, in particolare in Colombia, Bielorussia, Vietnam, India, Polonia, e Ucraina. Il 57,5% dei minori entrati in Italia per adozione nel 2012 provenivano solo da 5 paesi: Federazione Russa (749 minori, pari al 24,1% del totale), Colombia (310 minori entrati nel 2012, pari al 10% del totale), Brasile (270 minori, 8,7%), Etiopia (233 minori, 7,5%) e Ucraina (225 minori, 7,2%). Al sesto posto c’è la Cina, con un 5,5% del totale adozioni: un Paese che ha iniziato a lavorare con l’Italia nel campo delle adozioni solo da pochissimi anni, visto che le prime bimbe cinesi sono state adottate in Italia nel 2009. Bene anche la repubblica Democratica del Congo, un altro Paese giovane per le adozioni: gli arrivi sono pari al 4,4% del totale. Diminuita, rispetto all’anno precedente, l’età media dei bambini adottati: siamo a 5 anni e 11 mesi, contro i 6 anni e un mese del 2012.

La Colombia sta rivendendo le procedure che consentono di dichiarare con certezza lo stato di abbandono del minore, in osservanza alla Convenzione dell’Aja, cosa che ha necessariamente comportato un rallentamento delle procedure di adozione. A novembre si è anche aggiunto uno sciopero degli organi giudiziari.
In Bielorussia (ingressi pari all’1,5% del totale, erano 146 nel 2011, pari al 3,6%) il calo è dovuto al quasi completato esaurimento delle procedure instradate nel 2009: a giugno 2012 però le autorità bielorusse abbiano segnalato la disponibilità a esaminare nuove domande di adozione di minori bielorussi da parte di famiglie italiane, con la conseguente formazione di nuove “liste”. Infine in Vietnam, in India e in Polonia, il calo è da attribuire alla progressiva ma non ancora completa riattivazione delle procedure dopo l’entrata in vigore delle rispettive nuove normative interne e in Ucraina, a causa di ricorrenti difficoltà procedurali interne. Sul Vietnam in particolare l’ultimo aggiornamento è freschissimo, con la visita in Italia, a dicembre, di una delegazione vietnamita. La delegazione ha spiegato che in considerazione del diminuito numero di bambini vietnamiti bisognosi di adozione (circa la metà di quanto rilevato in passato) e non rientranti nelle categorie dei bisogni speciali, per il 2013 non si consentirà il deposito di nuovi dossier per l’adozione di bambini senza bisogni speciali, finché non saranno stati esauriti quelli pendenti (circa 80 dossier pendenti). L’ipotesi fatta è che le coppie italiane potranno presentare nuove domande non prima della metà del 2013, per circa di 50/60 nuovi dossier. Altre difficoltà sul fronte Cambogia, tanto che a inizio gennaio gli Usa hanno dichiarato l’impossibilità di garantire il rispetto della Convenzione dell’Aja e hanno sospeso le adozioni.

È sufficiente questo a spiegare un calo così vistoso? Certamente no. Tanto più se si guarda l’altra faccia della medaglia, quella delle coppie che hanno richiesto autorizzazione all’ingresso di minori: nel 2012 sono state 2.469 a fronte delle 3.154 del 2011, cioè un calo del 21,7% per quanto riguarda le coppie adottive. In prospettiva il calo delle adozioni sarà ancora più consistente.
 


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