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Videogiochi e lobby delle armi, ecco il link

Messa alla gogna e minacciata da una proposta di legge di Obama, dopo il massacro a scuola la National Rifle Association ha incolpato i videogames violenti. Ma uno scoop del New York Times svela i legami imbarazzanti tra giochi e produttori di armi

di Gabriella Meroni

La strage di Newton? Le armi non c'entrano, è tutta colpa dei videogames violenti. Così la potentissima lobby delle armi USA, la National Rifle Association, ha provato a difendersi e a scaricare le responsabilità addosso a qualcun altro. Ma il New York Times li ha sbugiardati, dimostrando che dietro molti di quei videogiochi si nasconono proprio i produttori di armi, e che i legami di marketing e pubblicità più o meno implicita tra videogiochi di morte e armi vere sono tanti e ben documentati.

 "L'industria delle armi è alleata dei produttori di videogames come Medal of Honor Warfighter and Call of Duty Modern Warfare 2", hanno scritto i reporter  Barry Meier e Andrew Martin in un servizio uscito la vigilia di Natale. La casa produttrice di Medal of Honor, per esempio, la Electronic Arts, non si fa scrupolo di inserire tra i sostenitori (linkandolo al proprio sito) il McMillan Group (industria produttrice di armi e munizioni) e la Magpul Industries, che edita riviste specializzate sulle armi e le attrezzature belliche. Entrambe le società sono sostenitrici della National Rifle Association. Attraverso quei link i giovani consumatori che consultano il sito del produttore di videogames possono quindi facilmente raggiungere i cataloghi di armi vere.

Non solo. Il motto della Electronic Arts recita: "Vero gioco, veri marchi", riferendosi al fatto che le armi mostrate nei giochi sono fedeli riproduzioni di armi realmente in commercio. Dopo le polemiche, i link ai produttori sono stati rimossi dal sito dei videogiochi, ma la partnership non è stata smentita.
Interpellata sulla propria ipocrisia, la National Rifle Association ha dichiarato di non aver nulla da dichiarare in merito alle iniziative delle aziende produttrici di armi, visto che il proprio mandato è soltanto quello di rappresentare i cittadini possessori di armi. Allora perché, ribatte il NYT, aziende come McMillan Group e Magpul sostengono l'associazione con generose donazioni, non solo in denaro ma anche in accessori e riviste gratuite?

"Questi legami dimostrano", ha scritto ancora il New York Times, "che la National Rifle Association sostiene esplicitamente e con forza i produttori di armi, che a loro volta traggono vantaggio dall'azione di lobby che la NRA porta avanti contro le proposte di regolamentazione del settore e di restrizione alla vendita di armi e munizioni".

La Electronic Arts dal canto suo ha difeso l'utilizzo di immagini di armi reali, sostenendo che i produttori di queste non pagano alcunché perché i propri prodotti appaiano nei videogames, ma che l'azienda ha deciso di inserirli solo "per rendere il tutto più realistico". Secondo il NYT, anche se questo fosse vero non cambierebbe l'aspetto più grave della vicenda: aver legato un momento di svago come quello dei videogiochi alla possibilità di impossessarsi di armi vere, e magari di usarle, nella vita reale come nella realtà virtuale.


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