Welfare

L’imboscata contro Smuraglia e svuotacarceri

Monti e politici al capezzale di Pannella, ma intanto si preparavano a cancellare i fondi per il lavoro penitenziario e il provvedimento voluto dal ministo Severino

di Daniele Biella

Mentre le carceri vanno a rotoli (ma è la dignità del nostro Paese che va a rotoli), mentre il sovraffollamento permane inesorabile, mentre si incrementa la fila di chi abbraccia Marco Pannella sotto gli obiettivi dei fotografi e con tanta umana partecipazione, di nascosto, in tutta fretta e all’ultimo minuto, al di là dei proclami di facciata, a prevalere sono gli interessi personali e i calcoli elettorali.
I pochissimi euro previsti nel decreto stabilità per rifinanziare la Legge Smuraglia, riguardante il lavoro penitenziario, vengono letteralmente scippati. Pochi soldi, vale la pena ricordare, che servirebbero a porre un argine allo scandalo e a una spesa – questa sì – senza fondo, determinata da un semplice prodotto: 67mila detenuti per una spesa complessiva pro capite al giorno di 250 euro.

“Quello che è successo è incredibile. C’è rabbia, desolazione e tanta tristezza nelle migliaia di operatori non profit del mondo del carcere e nei detenuti stessi: oggi è una delle peggiori giornate da anni a questa parte”. Ornella Favero, direttrice di Ristretti orizzonti, testata d’informazione quotidiana redatta nel carcere di Padova “con 40 detenuti fissi e altri 30 a rotazione, per dare a più persone possibili uno strumento per tenersi attive”, è rimasta impietrita di fronte alle ultime notizie che  in pratica azzerano i fondi futuri per la Legge Smuraglia per il reinserimento lavorativo dei detenuti e bloccano a pochi metri dall’arrivo la legge che avrebbe permesso di alleggerire il sovraffollamento carcerario (il ministro Paola Severino appena saputa la notizia ha protestato contro i propri colleghi).

“Sono abituata a condurre lotte pacifiche per il diritto dei detenuti, e cerco di essere sempre ragionevole. Ma in queste ore è difficile: sono appena uscita dal carcere, i detenuti che ho incontrato si sentono presi in giro, e noi con loro. Padova viene spesso indicato come carcere modello, ma oggi siamo a 900 presenze contro le 400 di capienza regolamentare”, continua Favaro, “ciò significa che ci sono 500 persone in più che non fanno niente dalla mattina alla sera, con stress crescente e disagi inauditi”. La responsabile di Ristretti orizzonti ne cita un paio: “ieri c’è chi, anche tra i familiari, ha dovuto aspettare 4 ore fuori al freddo per i colloqui. Per non parlare delle condizioni nelle celle”.

Il risultato? “La depressione è generale. Come fai a infondere nelle persone dietro le sbarre il senso dello Stato se ti comporti così?”. Ma come si è arrivati alla situazione attuale, con un colpo di mano a fine legislatura? “La verità è che a quasi nessuno interessa il mondo del carcere e quello che accade dentro. Basta guardare lo sciopero di Marco Pannella: quando era in condizioni molto critiche hanno cominciato a parlarne, non appena ha accettato una flebo su di lui è sceso il silenzio”.

L’azzoppamento della Smuraglia è un altro tasto più che dolente: “oggi sono al massimo mille i detenuti che lavorano grazie alla legge, pochi ma ci sono. Il reinserimento lavorativo era una speranza in un ambiente in cui regna la disillusione: ora anche quella speranza è stata cancellata”, conclude Favaro.


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