Comitato editoriale

Caro Babbo Natale, fammi essere una sirena

Doppio anniversario ad Osimo: la festa di Natale del centro e i 48 anni della Lega del Filo d'Oro

di Sara De Carli

È vero, Kapuscinski diceva che il cinico non è adatto a questo mestiere. Ma suvvia, un po’ di corazza – o anche solo di abitudine – con il tempo ce la si fa. E invece. Osimo, colline marchigiane, festa di Natale della Lega del Filo d’Oro, l’associazione che si occupa di persone sordocieche e di pluriminorati sensoriali. I ragazzi del centro hanno preparato uno spettacolo teatrale. «Prepara i fazzoletti», mi dicono. Maddai, penso.

La sala è piena. Genitori, volontari, fratelli. Proprio oggi la Lega del Filo d’Oro compie 48 anni, un bel pezzo di strada. Da dieci il teatro è un’attività centrale del percorso educativo e riabilitativo. Lo spettacolo che va in scena oggi si intitola “Musicalmente Natale” e si ispira nientemeno che alla Bohème. Si parte in sordina. Per gli attori è una conquista entrare in scena al momento giusto, camminare nella direzione giusta, compiere i gesti previsti dal copione. Milena, con le sue parole ben scandite, fa da voce narrante e da colonna sonora. C’è il filosofo, che scrive. C’è il pittore, che su un grande foglio di plexiglas traccia segni gialli. Un telo blu che compare all’ultimo momento fa la magia, quando il proiettore gli aggiunge sullo sfondo un quadro di Van Gogh. È la volta di Rodolfo e Mimì, la scena clou. Mimì è in carrozzina, la testa reclinata. Rodolfo trova una grande chiave, la nasconde e dopo qualche tentativo si mette l’indice sulla bocca, cercando la complicità del pubblico. «Che gelida manina, se la lasci riscaldar…». Il bacio sulla mano di Mimì scalda tutta la sala e io tiro fuori il primo fazzoletto. Ogni gesto diventa una storia, e lascia trapelare il lavoro e la passione che ha istruito quel singolo movimento e la sua simbolicità.

È la volta dei bambini. Sono tanti. Quasi tutti, diversamente dagli adulti, stanno in carrozzina. Sono proprio i più piccoli ad avere pluriminorazioni. Ognuno entra in scena portando una letterina a Babbo Natale, che le raccoglie tutte nel suo grande sacco. Sofia cammina sulle sue gambe magre magre, sorretta da dietro da una educatrice, quasi un pulcino di pinguino che il grande corpo della mamma accoglie e insieme sospinge. Sulla sua lettera c’è scritto: «Caro Babbo Natale, per Natale fammi essere una sirena, per nuotare libera». Lei sorride orgogliosa. Secondo fazzoletto. Babbo Natale in realtà è un po’ perplesso: «Per esaudire questo desiderio bisogna essere in tanti…». Evidentemente questi tanti li ha trovati. O semplicemente li hanno trovati quelli della Lega del Filo d’Oro, che grazie a 500mila sostenitori copre i costi di un servizio che costa ben più di quanto le convenzioni prevedano come rimborso. In scena irrompono una decina di volontari che muovono tanti teli azzurri e blu. Tra le onde del mare spuntano tutti gli altri bimbi, accompagnati dai genitori e dagli operatori, che agitano bacchette con dei grandi pesci. Sofia riappare tra i flutti, con una coda turchese, su e giù. La sollevano in aria, radiosa, e sembra l’etoile dell’Opera di Parigi. Terzo fazzoletto. Kapuscinski aveva ragione.