Formazione

Il concorsone, la lumaca e l’ultima spiaggia

Cosa è successo ieri in una delle 2500 aule in cui si è svolta la prova preselettiva del concorso a cattedre. Tra promossi, bocciati, improbabili domande di logica e candidati non proprio di primo pelo

di Gabriella Meroni

Alla fine, tutti si girano a guardarlo: è un signore che avrà una cinquantina d'anni, lenti sul naso, stempiato e minuto. Nessuno l'aveva notato all'ingresso, e neppure al banchetto dell'identificazione, e nemmeno prima, alla macchinetta del caffè. Eppure è l'unico che oggi ha passato il concorsone con un bel 48/50, solo due quesiti in bianco, il resto perfetto. "Bravissimo", gli dice il tecnico d'aula, e sembra sincero.

Ore 19, laboratorio linguistico del liceo Galilei di Legnano, a nord di Milano. Una pattuglia di 22 ex giovani (nessuno ha sicuramente meno di 35 anni, qualcuno una ventina in più, forse) ha appena terminato di cliccare col mouse su uno degli schermi messi a disposizione per questa giga-prova nazionale, 136.289 concorrenti ieri, più o meno altrettanti oggi, con un 20% di ritirati ancora prima di tentare. Tutto fila liscio, ed è quasi un miracolo: i computer sono nuovi, il software gira, il mouse è una scheggia; in ogni aula sono ammessi una trentina di aspiranti – stasera siamo in 22, uno su tre è rimasto a casa – e si fa veloce, dieci minuti per controllare i documenti, postazione assegnata, inseriti i dati nel sistema che ti riconosce, e via al tempo. Cinquanta minuti per cinquanta domande, inutile sbirciare sullo schermo del vicino perché i test sono diversi per ciascuno e poi c'è troppo poco tempo per copiare, senza contare la difficoltà di chiedere "ma se $ è uguale a 4 e @ è uguale a § – 1, quanto vale @?" senza farsi beccare da un membro della commissione di vigilanza.

"La lumaca no, la lumaca no, la lumaca no" mi ripeto scorrendo le domande, terrorizzata dal dover calcolare dopo quante mattine uscirà da un pozzo profondo 14 metri un gasteropode che la mattina avanza di 5 metri, ma prima di mezzanotte sprofonda di 4. L'altra mia bestia nera sono le aste sospese per il loro centro, a cui una mano assassina appende dei pesi a volte a 10, a volte a 30 a volte a 45 cm dall'estremità, e dall'altra parte ci piazza un peso diverso, a una distanza diversa, e si vuole sapere se l'asta è un equilibrio o no. Per non parlare del piccolo Federico che costruisce quadrati con 550 tessere o del tizio che la mattina al buio deve estrarre un paio di calze dello stesso colore avendone 20 tutte spaiate. Alla fine la lumaca non si materializza, e neppure gli altri spauracchi, e il risultato premia me e altri 8, una percentuale di promossi del 40,9% in linea con il dato lombardo che si attesta attorno al 41%.

Peggio è andata però altrove: in Sardegna, Sicilia e Campania ha superato il test solo un candidato su quattro, in Basilicata e Calabria uno su cinque e in Molise solo il 19,9% degli esaminandi ha visto apparire sullo schermo la scritta verde "test superato". Sta di fatto, però, che anche qui nel profondo Nord, con la neve ancora a terra e i vetri rigati di condensa, i respinti sono la maggioranza, e quasi tutti insegnano da anni: c'è la prof di educazione fisica (lei sulle leve sa tutto, ma – mi dice – è caduta in inglese e informatica), l'insegnante di lingua alle elementari, quello di educazione tecnica alle medie, quella di arte al liceo… dietro di me la più giovane candidata (almeno così sembra, comunque è già mamma di due bambini) l'ha presa bene e si mette a ridere: ha fatto solo 25 punti ma insegna all'asilo nido, ci ha provato e va bene così.

Il signore con gli occhiali e un bel 48 in tasca intanto prende il suo loden e se ne va. Per le scale qualcuno si complimenta, un altro gli chiede: "Ma tu dove insegni?", "Io non insegno", risponde lui con un mezzo sorriso, ma non troppo convinto. Nessuno ha il coraggio di chiedergli cosa fa, se sta lavorando o se questa è un'ultima, inopinata spiaggia. Stasera è andata; e chissà se in aule come queste dovrà tornare con un registro in mano. Forse ci pensa, mentre cammina in fretta e a poco a poco sparisce nel buio.

 

 

 

 


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