Economia

Dse social energy, quando nell’impresa entra la gratuità

La base del successo di una delle aziende di servizi di energia più in crescita d'Italia? L'attenzione al sociale, al quale destina il 2% degli utili, ovvero 200mila euro l'anno. Dei 400 dipendenti, 28 lavorano nel carcere di Padova

di Daniele Biella

“In azienda si lavora meglio quando esiste la dimensione della gratuità”. Sta tutta in questa frase la filosofia di lavoro alla Dse di Bologna, impresa nata nel 2006 dopo la liberalizzazione della fornitura energetica e che a oggi eroga gas e luce a 60mila famiglie in tutta Italia. “Ogni due settimane una ventina di colleghi si trova a pranzo e discute a quali progetti destinare i fondi aziendali dedicati al sociale”, afferma Marco Bernardi, 35 anni, responsabile di Dse social energy*, settore della casa madre nato nell’ottobre 2011 che si occupa di gestire il 2% dell’utile netto annuale dell’azienda. Mica briciole: stiamo parlando di 200mila euro nel 2012, cifra destinata a salire in futuro dato che la Dse sta vivendo una crescita vertiginosa (ha raddoppiato i clienti solo nel giro dell’ultimo anno, e oggi dà lavoro a 400 persone con età media di 32 anni, contando su 500 milioni di euro di fatturato e un utile netto che arriva al 5%). È chiaro che per i dipendenti che hanno aderito alla causa non si tratta di lavoro retribuito ma di volontariato, “ma proprio per questo c’è una grande voglia di fare”.

Il meccanismo è semplice: “ognuno presenta un proprio progetto e, se approvato dal gruppo, ne diventa referente”, continua Bernardi. “Capita che la segretaria faccia da capo progetto e il dirigente sia un suo funzionario: ribaltando la gerarchia spesso si rimettono in gioco le relazioni e si migliorano”. Sono quattro le linee guida di Dse social energy, ovvero Educazione, povertà, ricerca e disabilità e i finanziamento vanno per il 50% a macroprogetti (superiori a 30mila euro) come quello della Colletta alimentare o gli interventi di cooperazione internazionale delle organizzazioni non governative, l’altra metà a microprogetti come, per quest’anno, il sostegno a Fides per la costruzione di un’aula in Kenya. Ma l’impegno nel volontariato d’impresa non si ferma qui: tre volte all’anno decine di dipendenti dedicano una giornata retribuita a opere di impegno sociale, mentre una trentina di loro ha accettato una minima decurtazione dello stipendio per adottare a distanza bambini del Congo.ù

“La nostra scelta è frutto di una sensibilità di fondo che impregna il modo di lavorare”, sottolinea Francesco Bernardi, ingegnere 60enne, padre di Marco e visionario fondatore-presidente della Dse, “per esempio l’attenzione al cliente è primaria: nessuna voce automatica risponderà mai alle telefonate di assistenza”. Un’umanità che, sostenuta da un’attività imprenditoriale solida e a lunga gittata (“puntiamo al traguardo dei 100mila clienti prima possibile”), supera ogni muro. Nel vero senso della parola: “in partenariato con la cooperativa sociale Giotto, abbiamo assunto 28 detenuti del carcere di Padova per l’attività di call center”, aggiunge il presidente dell’azienda bolognese, “in questo modo siamo utili alla loro causa, perché il lavoro ridà loro un’occasione di vita, ma soprattutto abbiamo un ottimo ritorno, perché si tratta ti persone che lavorano in modo professionale ed efficiente”.

*AGGIORNAMENTO: Nel 2013 Don’t Stop Energy cambia denominazione e diventa Illumia. Per approfondire cliccare a questo link.


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