Famiglia

All’ “Impegno del cotone” aderiscono oltre 100 aziende

La Rete Responsibile Sourcing annuncia che si sono raggiunti (e superati) i 100 firmatari del Pledge Cotton (l’ “impegno del cotone”) per porre fine al lavoro forzato dei bambini e degli adulti nel settore del cotone in Uzbekistan. Tra le firme quelle di Adidas, Burberry, H&M, Gucci, Levi’s, Reebok, Puma.

di Redazione

L'impegno si basa sugli sforzi che hanno avuto inizio nel 2007, quando dei gruppi per i diritti umani dell’Uzbekistan hanno inviato ad agire contro il lavoro minorile forzato nei campi di cotone. Essi hanno ribadito il loro messaggio anche quest'anno. Il numero crescente di noti marchi e rivenditori che pubblicamente si impegnano ad evitare il cotone uzbeko, comunica al governo dell'Uzbekistan che l'industria dell'abbigliamento non tollera questa moderna schiavitù.

Secondo gli osservatori del raccolto  del cotone del 2012, tra cui il Forum tedesco-uzbeko, quest'anno il governo uzbeko ha intensificato lavoro adulto forzato, ha continuato con il lavoro minorile forzato, e hanno segnalato che la fine di queste pratiche richiede una forte pressione esterna. Nonostante una dichiarazione del governo uzbeko secondo il quale il lavoro minorile sarebbe perseguito, il lavoro forzato dei bambini in età scolastica (7-14 anni) è stato solo ridotto. Per mantenere aperte più scuole primarie rispetto agli anni precedenti, il peso del raccolto è stato spostato sui bambini più grandi (15-19 anni) e gli adulti.

I ragazzi sono stati minacciati di espulsione, e gli adulti di perdere il proprio posto di lavoro, la retribuzione e gli aiuti sociali in caso di rifiuto. E in alcuni luoghi in cui i campi di cotone sono più lontani dalle strade principali, hanno continuato ad essere utilizzati bambini più piccoli per raccogliere il cotone.

E' promettente che un minor numero di bambini siano stati costretti nei campi nel  raccolto di quest’anno, una chiara risposta alla crescente pressione da parte di questa alleanza e di altri gruppi. Ciò dimostra che, prendendo posizione contro una pratica eccessiva e coordinando gli interventi, i consumatori, le imprese e i gruppi per i diritti umani insieme possono fare la differenza. Dall’altra parte, però, non vi è stata alcuna modifica al sistema di lavoro forzato, sponsorizzato dallo stato, nel settore del cotone dell'Uzbekistan, quindi bisogna mantenere e integrare la nostra ferma posizione.
Su www.piattaformainfanzia.org il caso Zara.
 


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