Economia

L’Italia come la Costa Concordia

Presentato il XVII rapporto sull’economia globale e l’Italia redatto con la collaborazione di UBI Banca e del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi

di Giovanni Surace

L’incontro per la presentazione del XVII rapporto sull’economia globale e l’Italia, oltre ad aver fornito un chiaro quadro di come l’economia mondiale si stia sviluppando, ha anche aperto la strada a numerosi spunti di riflessione. La ricerca si chiama “Sull’asse di equilibrio” ed è stata redatta, con la collaborazione di UBI Banca e del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, da Mario Deaglio.
 

La copertina della ricerca

Il professore ha portato alla luce numerosi spunti utili a comprendere l’evoluzione dell’economia globale e il ruolo che l’Italia ricopre in essa. Il rapporto evidenzia come il baricentro economico continui a spostarsi da Occidente a Oriente, dai paesi sviluppati a quelli emergenti, dall’Europa al resto del mondo e che i vecchi, classici equilibri, stiano mutando sempre più rapidamente. L’Europa ad esempio non è più oggetto di grande interesse legato al mondo dell’economia reale da parte degli Stati Uniti, i quali concentrano le loro attenzioni al Gigante Rosso e al Medio Oriente, quanto più che altro di interesse finanziario, legato all’indissolubile legame esistente tra il vecchio continente e l’economia più avanzata al mondo. Ha inoltre evidenziato come si possa osservare un flusso migratorio relativamente consistente di persone in età lavorativa diretto dagli Stati Uniti verso il Canada e l’Australia e di persone non più in età lavorativa verso il Perù, dove a parità di pensione il potere di acquisto è decisamente superiore.

In questo contesto l’Italia, ormai l’ultima tra i G7, sembra indossare i panni di un irlandese che fomentato dalla leggenda sulla pentola d’oro situata ai piedi dell’arcobaleno si concentra più sul calcolare profitti e posti di lavoro non creati che a investire seriamente in se stessa, a snellire la burocrazia e ad uscire dalla “sindrome di Milocca” che l’ha resa un’economia stagnante e ancorata all’industria classica del made in Italy. I giusti sforzi potrebbero riportare le industrie straniere a investire nel bel paese e la locomotiva d’Europa sfruttare il basso costo del denaro che la contraddistingue per intensificare gli investimenti esteri e generare crescita condivisa tra i membri dell’UE.

Il professor Deaglio ha chiarificato anche il singolare rapporto che vige tra sistema informativo e sistema economico, definendolo come “intreccio infernale”, capace di far mutare le aspettative degli operatori ecomico-finanziari con una rapidità disarmante che non sempre rispecchia i reali fondamentali economici sottostanti.

In conclusione, il motto “un dollaro vale un dollaro” potrebbe non valere più a lungo, e l’economia saldamente piantata nel nord America ed in bilico tra dollari e euro potrebbe a breve attraversare l’Oceano e stabilirsi nel Paese, la Cina, che per industrializzazione supera anche la Germania di Hitler e che preferisce dare ai suoi cittadini servizi invece denaro da spendere pur di non trasformarsi in una nuova America.


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