Cultura
Anche Dio si metta in riga
Bush ordina: "O con me o con i terroristi". Mentre il Papa, i missionari, la Cei, i movimenti in Italia, il mondo cattolico nel suo complesso dibatte sull'eventualità di una guerra.
di Redazione
Documenti di Saveriani e Comboniani contro la guerra Malgrado le presunte ”svolte” da parte cattolica con le ”aperture” all’ipotesi bellica, il mondo missionario tira dritto per la sua strada e ribadisce il suo ”no” alla guerra come risposta al terrorismo. La preghiera silenziosa di ieri davanti all’Ambasciata Usa di via Veneto a Roma potrebbe essere ripetuta mentre da parte dei religiosi si sta tentando di costruire un contatto con le autorita’ politiche ”per far prevalere le ragioni della ragione”. ”Quella di ieri – ha spiegato padre Antione De Roeper, segretario della Commissione giustizia e pace dell’Unione intenazionale superiori e superiore generali che ha organizzato il sit-in – non e’ stata una dimostrazione anti-Usa ma una preghiera per la pace. In via Veneto, d’altronde, c’erano molti religiosi statunitensi. Abbiamo solo voluto dire, non reagiamo al dramma vissuto con la violenza, non facciamo guerre di religione ma, semmai, agiamo con un sistema di protezione e sicurezza piu’ efficienti e nel contempo con piu’ attenzione per rimuovere le tante ingiustizie del mondo e piu’ attenzione per le altre culture e religioni”. Anche due congregazioni missionarie, come i Comboniani e i Saveriani, in due distinti documenti hanno ribadito il loro ”no” alla guerra. ”I comboniani – si legge in uno dei documenti – invocano giustizia, non vendetta. Per questo chiedono che lo Stato italiano e la societa’ civile prendano le distanze dalla reazione militare che si sta organizzando e che l’Onu, dotata della necessaria autorita’, sia riconosciuta come il corretto ambito per discutere gli equilibri fra i popoli, che la Chiesa assuma con decisione e autorevolezza un ruolo profetico in favore della pace e dell’umanita”’. Alla ”riflessione” invitano anche i saveriani perche’ ”i problemi portati in superficie da questo gesto criminale sono la punta – afferma l’ex superiore generale della congregazione, padre Gabriele Ferrari – di un iceberg sommerso, una colossale mina vagante che presto o tardi doveva pur scoppiare e fare dei danni”. Sono, aggiunge il missionario, ”l’emergere di una rabbia accumulata e profonda contro l’arroganza, il disprezzo e il trionfalismo con cui noi Occidentali ci siamo comportati negli ultimi tempi nei confrontri del Sud del mondo”.
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