Mondo

Chiamata urgente per Obama

Il neo rieletto presidente chiamato subito alla responsabilità nei confronti del terzo settore. Quattro le richieste (valide anche per l'Italia) che gli arrivano dai leader americani delle associazioni, perché mantenga le promesse e faccia volare l'economia

di Gabriella Meroni

In molti l'hanno voluto di nuovo alla Casa Bianca, ma nessuno è disponibile a fargli sconti. Sono i leader del non profit americano, che dopo essersi espressi a larga maggioranza a favore della rielezione di Barack Obama ora gli "presentano il conto", ricordandogli cosa si aspettano che faccia per sostenere il terzo settore.

A dettargli l'agenda sono quattro super-presidenti interpellati dal Chronicle of Philanthropy: Angel A. Aloma, direttore esecutivo di Food for the Poor, membro del Government Affairs Committee e presidente della Direct Marketing Association Nonprofit Federation; Adam Meyerson, presidente di Philanthropy Roundtable; Ellen Moir, fonatrice del New Teacher Center; Larry Kramer, presidente della William e Flora Hewlett Foundation.

Ecco i quattro punti irrinunciabili che consegnano nelle mani del neopresidente.

1) Difendendere i vantaggi fiscali sulle donazioni e le tariffe postali agevolate
Preservare questi vantaggi significa molto per il terzo settore, scrive The Chronicle. Modificarli o abolirli avrebbe un impatto significativo sulla capacità delle non profit di creare valore, impedirebbe loro di portre a termine la loro missione e in ultima analisi graverebbe sulle casse pubbliche, perché lo Stato dovrebbe riempire il vuoto lasciato dalle associazioni.

2) Incoraggiare i cittadini a donare ancora di più
L'obiettivo raggiungibile dagli americani è arrivare a donare al non profit il 3% del Pil (oggi sono al 2%), aggiungendo altri 150 miliardi di dollari l'anno ai 350 e più che ogni anno escono dalle loro tasche a favore delle charity. La povertà – notano i presidenti interpellati dal Chronicle – è in aumento anche negli Usa, e "non c'è molto che il governo possa fare per restituire alla gente il sogno americano: questo è un lavoro per le associazioni". E una robusta iniezione di fondi potrebbe aiutarle a fare di più e meglio.

3) Favorire la diffusione nazionale dei progetti solidali
Anche il giga-terzo settore americano soffre di localismo. "Molti progetti sono efficaci", nota il Chronicle, "ma si applicano a piccole comunità, su scala locale, e dispiegano solo una parte del loro potenziale". Serve dunque un aiuto dalla macchina federale, che potrebbe diffondere le idee migliori su scala nazionale collaborando con le associazioni. Occorre confermare il Social Innovation Fund, che attrae investimenti privati a favore delle iniziative delle non profit. I leader delle associazioni devono essere coinvolti nella programmazione delle politiche pubbliche di welfare.

4) Diminuire la burocrazia e incrementare la partecipazione
I finanziamenti e i programmi pubblici a favore del non profit devono essere erogati a fronte di risultati certi, non ci sono dubbi. Ma spesso lo Stato rende complicati i rapporti tra pubblico e privato con una burocrazia oscura e inutile. Basterebbe ricordare – dicono i leader interpellati – la massima di Tocqueville che definì "il settore indipendente una parte essenziale della democrazia americana", ma anche un prezioso laboratorio di innovazione sociale, che non bisogna imbrigliare ma rendere protagonista delle politiche sociali.
 


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