Non profit

Youngle, il counseling si fa sui social network

Sessualità, alcool, scuola: il sostegno psicologico ai giovani passa dai social network. Si chiama Youngle il progetto innovativo del Ministero della Salute

di Sara De Carli

«Hai tra i 17 e i 22 anni? Hai un profilo facebook? Hai del tempo da dedicare agli altri, per ascoltarli, risolvere un problema, esprimere un parere senza giudicare? È te che stiamo cercando». È questo il claim del reclutamento di giovani peer per Youngle, in corso fino al 16 novembre.

Youngle, un mix fra young e jungle e una contrazione di “you in the jungle”, è il primo servizio pubblico gratuito di sostegno psicologico basato su facebook, rivolto ad adolescenti e gestito da adolescenti. Il servizio è on line da pochi giorni con la sua pagina facebook, ed è un progetto del CCM-Ministero della salute e coordinato dalla Regione Toscana.

«Si tratta di un servizio di prevenzione. L’idea è quella di offrire agli under 20 uno spazio  di incontro in cui parlare delle tante tematiche che vivono: abuso di sostanze, di alcool, sessualità, affettività, anoressia, difficoltà scolastiche…», spiega Stefano Alemanno, l’educatore professionale del comune di Firenze che coordina il progetto (e già inventore di sostanze.info). Due sono le peculiarità che rendono Youngle un’idea innovativa e unica: il peer to peer, cioè il fatto che i protagonisti del dialogo con i ragazzi sono anch’essi ragazzi, appositamente formati, che parlano lo stesso linguaggio dei giovani e il fatto che «accanto ai ragazzi, nell’equipe ci sono dei professionisti della rete dei servizi che intervengono sui casi più complessi. Spazi di ascolto ce ne sono tanti, ma ad oggi non esiste un servizio che li supporti con professionisti», sottolinea Alemanno.

Il reclutamento dei volontari di Youngle è in corso, con gli operatori e i volontari dell’associazione ASA che hanno iniziato proprio questa mattina a girare le scuole della Toscana per presentare la proposta. «Selezioneremo una quindicina di volontari, che a fine mese faranno una due giorni intensiva di formazione. Ciascuno di loro avrà un tablet per partecipare al progetto e chattare con i ragazzi. «Alla fine di ogni chat i volontari riporteranno all’operatore i temi emersi, e quando si imbattono in un caso particolarmente complesso, che non sono in grado di gestire, avranno sempre a disposizione un telefono di un professionista per segnalare in tempo reale la situazione e richiederne l’intervento», spiega Alemanno.

L’idea infatti è proprio quella di intercettare con i social network bisogni e persone che altrimenti mai si rivolgerebbero ai servizi e che non troverebbero così una risposta adeguata. Il CCM ha finanziato Youngle per due anni, con 400mila euro. Il progetto coinvolge 7 regioni: Alemanno lo definisce «una sorta di franchising della prevenzione. Noi siamo i primi, ma presto le altre regioni apriranno la loro pagina Youngle, ognuna con la sua specificità: l’Emilia Romagna punterà su tutti i temi legati alla sessualità, poiché ha una grandissima esperienza in questo campo, mentre la Liguria si focalizzerà sulla scuola». 


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