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Protezione civile, ritorno all’anno zero

Molte perplessità dalle associazioni sul decreto che ha cancellato l’Agenzia e riattivato il Dipartimento

di Benedetta Verrini

Venerdì 7 settembre il consiglio dei Ministri ha stabilito la soppressione dell?Agenzia di protezione civile e la ?rinascita? del vecchio Dipartimento di protezione civile. La Presidenza del Consiglio ha inoltre avocato a sé la competenza dell?intero settore, con l?impegno di coordinare le strutture e predisporre gli indirizzi operativi dei programmi di previsione dei rischi e di soccorso. Una rivoluzione a 360 gradi, che ha portato al licenziamento di Franco Barberi (direttore dell?Agenzia) e alla nomina di Guido Bertolaso a capo del Dipartimento. Abbiamo chiesto un?analisi del provvedimento a Luciano Dematteis, responsabile del settore protezione civile di Anpas: «Questo decreto ci porta indietro di vent?anni. Siamo molto preoccupati». Vediamo perché. Un testo di otto articoli, agile e sbrigativo: con il decreto legge 343/2001 (pubblicato in GU n. 210 del 10 settembre) il governo ha mandato in pensione l?Agenzia di protezione civile, che si trovava sotto l?egida del ministero dell?Interno, e da un paio d?anni stava – faticosamente – cercando di riorganizzare il settore, con la collaborazione delle organizzazioni di volontariato, secondo il principio del decentramento organizzativo. «Prendiamo atto del cambiamento di rotta, ma siamo allarmati sia per il merito del provvedimento, sia per il metodo», dichiara Dematteis. «Il Consiglio dei Ministri non aveva nemmeno la questione all?ordine del giorno e ha deciso senza intraprendere una consultazione con le organizzazioni del settore». Nelle premesse al decreto, però, si legge che l?urgenza è stata determinata dall?approssimarsi della stagione invernale, e dal fatto che lo statuto dell?Agenzia era stato bocciato dalla Corte dei Conti. «La protezione civile funzionava lo stesso, anche con l?avvicinarsi dell?inverno», continua Dematteis, «per quanto riguarda lo statuto, si poteva rivedere il testo. La realtà è un?altra. L?Agenzia stava traghettando la protezione civile in un moderno sistema di decentramento delle emergenze, in cui la prevenzione, la previsione e la protezione devono essere attuate dall?ente locale che presiede il territorio, in collaborazione con le associazioni di volontariato. Il Dipartimento finisce per centralizzare tutto, attribuendo di nuovo la gestione delle emergenze ai prefetti, figure che non hanno competenza in materia e raramente hanno il polso della situazione. Insomma, la protezione civile è stata rimessa nella sfera dell?ordine pubblico, dopo che il volontariato ha fatto tanti sforzi per organizzarsi». Venerdì scorso si è riunito il Comitato nazionale di protezione civile, organismo rappresentativo delle associazioni, per fare il punto sul decreto e rilanciare una proposta: la sopravvivenza dell?Agenzia sotto la guida della Presidenza del Consiglio.


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