Economia

Lo Stato deve alle coopsociali 6 miliardi

L’appello di Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative, lanciato al convegno del TAIIS: è necessario rivedere il Patto di Stabilità

di Redazione

Escludere dal patto interno di stabilità i servizi socio assistenziali essenziali per liberare almeno le risorse disponibili delle amministrazioni locali che invece non possono utilizzarle. E mettere fine una volta per tutte al balletto degli annunci e pagare alle imprese ciò che è loro dovuto.

E’ l’ennesimo appello che Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative ha lanciato intervenendo al convegno del TAIIS (Tavolo interassociativo delle imprese dei servizi) organizzato per presentare un decalogo contro i ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione.

«Siamo stanchi della politica degli annunci. Non occorrono il decreto Sviluppo, il Salva Italia, CrescItalia, Salva Imprese. Siamo stanchi delle politiche degli annunci. Non basta annunciare interventi normativi. Non possiamo fare investimenti, perché mancano risorse. Ci indebitiamo con le banche per pagare gli stipendi. Sono passati due anni dall’approvazione della direttiva comunitaria che fissa a 30 giorni il pagamento delle fatture commerciali e nulla è cambiato. Anzi, il debito della Pa verso le imprese continua ad aumentare e i giorni di ritardo continuano a crescere. A farne le spese sono le cooperative sociali e coloro che fruiscono dei servizi erogati. Ieri a Napoli perfino delle suore si sono incatenate per protestare contro i ritardi dei pagamenti. La misura è colma».

«La cooperazione sociale ha un credito di sei miliardi di euro. Le amministrazioni – continua Guerini – sono passate da 111 giorni di ritardo a 120 giorni dal 2010. È aumentato il numero di regioni che sono sopra i 120 giorni di pagamento. La tendenza è quella di un generalizzato aumento. Siamo inquietati. Ci occupiamo di servizi sociali e di servizi alle persone. Abbiamo casi disperati come il Comune di Alessandria che ha dichiarato dissesto finanziario a causa dei debiti di due aziende municipalizzate che a loro volta hanno accumulato 9 milioni di debiti nei confronti delle aziende di servizi tra cui le cooperative sociali. Un caso emblematico che dimostra come sia auspicabile che la pubblica amministrazione faccia bene la pubblica amministrazione e lasci alle imprese le attività imprenditoriali».

Per il presidente di Federsolidarietà-Confcooperative è necessario rivedere il Patto di Stabilità che si è trasformato «in un patto di ingessamento, ci sono Comuni virtuosi che hanno le risorse ma non possono utilizzarle proprio perché sono vincolate dal Patto. Crediamo sia opportuno escludere, così come lo sono i grandi eventi, i servizi socio-assistenziali essenziali. Non è un grande evento assistere disabili, gli anziani, i non autosufficienti?»
 


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