Welfare

Sanatoria flop: solo 116mila richieste

I numeri delle domande di regolarizzazione restano più bassi delle aspettative. Dal vicedirettore di Caritas Ambrosiana l'invito mettere seriamente mano alle quote d'ingresso

di Redazione

Mancano poche ore alla scadenza della sanatorio prevista per la mezzanotte di oggi. Alla vigilia della scadenza le domande di regolarizzazione presentate al ministero sono 116mila, un numero decisamente inferiore anche alle meno rosee aspettative che stimavano una richiesta di emersione intorno alle 200mila unità e un risultato addirittura minimale se si considera che tre anni fa, per una sanatoria limitata esclusivamente a colf e bandanti, le richieste furono 300mila.
Un risultato che porta Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana a sostenere che: «L’esito, modesto, della sanatoria mostra come la politica dei condoni in materia di immigrazione clandestina mostri ormai la corda. È tempo di una nuova legge per regolarizzare gli ingressi di manodopera straniera».

Due le ragioni dell’insuccesso secondo Gualzetti: la certificazione e i costi. «Per ottenere la regolarizzazione un immigrato doveva dimostrare di essere arrivato nel nostro Paese prima del 31 dicembre del 2011. E per farlo doveva esibire la certificazione di un ente pubblico. Ma è evidentemente molto difficile che un clandestino si rivolga al circuito dell’assistenza pubblica. Solo successivamente, ma quando ormai era troppo tardi, il ministero ha consentito che a rilasciare la certificazione fosse anche un ente del privato sociale. Ora questo fatto deve aver scoraggiato molti immigrati».
C’è poi la questione dei costi. «Tra sanzioni, contributi arretrati e oneri fiscali, regolarizzare un lavoratore straniero con questa sanatoria costava a un imprenditore intorno ai 6mila euro. Una famiglia, invece, che intendeva regolarizzare una colf doveva prepararsi a spendere in media 1.600 euro. Cifre che in tempi di crisi economica hanno fatto certamente da deterrente», osserva ancora Gualzetti.

Il vicedirettore di Caritas Ambrosiana fa anche notare l’alta percentuale di richieste di regolarizzazione nell’ambito domestico. «L’80% degli stranieri che hanno fatto domanda di regolarizzazione ha dichiarato di lavorare come colf o badante. Una quota troppo alta e molto sospetta, anche perché la maggior parte di queste domande viene da immigrati di nazionalità marocchina, un paese che non è affatto noto per essere un esportatore di manodopera domestica».

Al di là di questi limiti è lo stesso strumento della sanatoria in sé che ormai mostra la corda. Secondo Gualzetti «la storia dell’immigrazione in Italia è fatta di stranieri che arrivano da clandestini e vengono poi condonati. Bisognerebbe, invece, mettere mano al sistema delle quote di ingresso e renderle più corrispondenti alla realtà del nostro Paese, riconoscendo una volta per tutte il ruolo di questi lavoratori in alcuni settori chiave nella nostra economia e del sistema di welfare».
 

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