Salute

Sclerosi multipla, la CCSVI non c’entra

Aism pubblica oggi gli attesissimi risultati dello studio CoSMo: il 97% dei malati di sclerosi multipla non ha la CCSVI. Battaglia: «i dati tolgono ogni dubbio. Le strade per curare la Sm sono altre». Ma è subito polemica

di Sara De Carli

L’annuncio è categorico. «Non esiste correlazione tra CCSVI e sclerosi multipla». Lo ha detto Aism da Lione, dove è in corso l’Ectrims (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis). Durante questo appuntamento internazionale, Aism ha presentato i risultati dello studio CoSMo, promosso e finanziato da Aism.
Lo studio CoSMo, appena concluso, evidenzia che il 97% delle persone con sclerosi multipla non ha la CCSVI. L’insufficienza venosa è riscontrabile sì nel 3% dei pazienti con SM, ma questo valore è – oltre che molto basso –  anche del tutto analogo a quello che si riscontra in persone sane e in pazienti con altre malattie neurologiche. Non si riscontra nessuna differenza fra le CIS (Clinically Isolated Sindrome) rispetto alle forme di SM a ricadute e remissione o secondariamente o primariamente progressiva.
Su un totale di 1.165 persone con SM esaminate durante lo studio (il più grande fino ad oggi condotto, partito nel 2010, con 35 centri coinvolti e un investimento di 1,5 milioni di euro), la CCSVI è stata riscontrata solo in 38 casi, cioè il 3,26% delle persone con SM. L’insufficienza venosa cerebrospinale cronica è presnte in 12 soggetti sani su 376 esaminati, pari al 2,13% dei casi ed è stata rilevata inoltre nel 3,10% dei casi di persone con altre patologie neurologiche: solo 6 su 226.

«La frequenza così bassa, abbinata con l'esigua presenza di CCSVI in tutti e tre i gruppi diversi di persone analizzate, tolgono ogni possibile dubbio ed eliminano la possibilità di un’associazione tra SM e CCSVI», ha spiegato il professor Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM). «Per curare la SM e sconfiggerla è necessario percorrere altre strade».

Giancarlo Comi, Direttore del Dipartimento di Neurologia e Istituto di Neurologia Sperimentale, Università ‘Vita-Salute’ – San Raffaele di Milano ha ribadito che «i dati dimostrano che l'Insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non è una patologia legata alla sclerosi multipla. Da diverso tempo la comunità scientifica aveva già escluso l’idea che la CCSVI potesse essere la causa della SM, ma molti di noi ricercatori avevano ritenuto di non poter escludere a priori che questa condizione potesse avere qualche ruolo, anche secondario, tra i diversi e molteplici fattori che sono in gioco nel determinare l’evoluzione della sclerosi multipla. I risultati di CoSMo evidenziano che non c’è alcuna possibilità neppure per questo ruolo minore della CCSVI nella SM. Non c’è nessun motivo che possa indurre a curare la CCSVI per curare la sclerosi multipla».

Quello della correlazione fra CCSVI e sclerosi multipla è un tema molto dibattuto, su cui malati e scienziati si sono divisi. Prontissima la risposta dell’Associazione CCSVI nella sclerosi multipla, che ha come presidente onorario Nicoletta Mantovani: CoSMo è stata «una sperimentazione dall’iter travagliatissimo sulla quale più volte abbiamo espresso le nostre perplessità. I dati ci lasciano amareggiati ma, purtroppo, per nulla stupiti». L’associazione ha sempre contestato allo studio CoSMo i «pesanti vizi di origine e carenze metodologiche», come l’insufficiente addestramento dei sonologi.

Oggi Aism «invita ogni ricerca scientifica in atto in Italia e nel contesto internazionale a prendere atto dei risultati ottenuti da CoSMo» e sollecita Ministero e Regioni a tenerne conto nella definizione dei percorsi di cura, «nel comune interesse di tutelare la salute delle persone e di non sottoporle a rischi non motivati». Punto su cui CCSVI nella sclerosi multipla va all’attacco, dicendo che «Cosmo non può e non deve essere utilizzato da nessun ente, soprattutto se pubblico, per ostacolare altre ricerche».

 


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