Mondo
Cooperazione, è l’ora del multilateralismo
"Un approccio rinnovato per affrontare i grandi problemi del mondo come povertà, clima, sicurezza alimentare". L'intervento di Oxfam Italia
Continua il dibattito online sul futuro della cooperazione internazionale lanciato da Vita.it in vista del Forum dell'1-2 ottobre.
Perché è necessaria una politica e un’agenda multilaterale
Il multilateralismo è essenziale per ripensare e rilanciare la cooperazione internazionale. E’ questo, in sintesi, il messaggio che il Gruppo di Lavoro, composto da rappresentanti di Ministeri, ONG, società civile, attori economici e sociali, consegna alla discussione e alla riflessione del Forum della cooperazione.
Perché solo in un ambito multilaterale fatto di Nazioni Unite, istituzioni economiche internazionali (banche e fondi di sviluppo), Unione europea è possibile affrontare i grandi problemi del mondo come povertà, clima, sicurezza alimentare. Problemi che richiedono – per essere affrontati – istituzioni sovranazionali, efficaci, democratiche, responsabili. È urgente il rilancio di una stagione di politiche multilaterali a livello globale attraverso la definizione di nuove regole e di un dialogo qualitativamente migliore tra popoli e paesi, basato su pari dignità, reciprocità, partenariato.
L’agenda italiana per una politica di cooperazione multilaterale
La cooperazione italiana può ripartire da questa ispirazione al multilateralismo e tradurla in azioni coerenti e concrete. Attraverso il confronto nel Gruppo di Lavoro ne abbiamo indicate alcune.
Elaborare una visione strategica unitaria e condivisa che parta dal Governo e dal Parlamento, coinvolgendo gli attori sociali ed economici – dalla società civile alle autorità locali – che sono portatori di un grande patrimonio di esperienze, competenze e buone pratiche.
Dare concretamente seguito, dopo la caduta dell’Aiuto Pubblico italiano, a un piano di riallineamento che in modo graduale e realistico consenta di rispettare gli impegni presi e restituisca credibilità al nostro Paese presso le istituzioni multilaterali. Pensiamo ai livelli di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), ma anche ai Fondi Globali, a partire da quello di fondamentale valore politico e morale per la lotta all’AIDS e alle altre pandemie su cui oggi l’Itala è inadempiente.
Cooperazione: più Italia in Europa, più Europa in Italia
La dimensione europea è connaturata alla storia del nostro Paese. Le politiche di sviluppo europee debbono essere sempre di più parte integrante ed essenziale della cooperazione italiana.
Nel 2011 l’Italia ha veicolato circa la metà (il 46%) del proprio Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) tramite i contributi obbligatori all’Unione europea: siamo il terzo contribuente al bilancio UE con 1.394 milioni di euro.
In questo quadro risulta in modo evidente, l’attenuarsi della differenza tra dimensione bilaterale e dimensione multilaterale. Tanto più sarà coordinata, efficace e coerente l’azione delle istituzioni e degli attori italiani nel quadro europeo, tanto più forte e influente sarà il ruolo del nostro Paese verso l’Europa affinché essa divenga un “Attore Globale”positivo.
In Europa è in corso una discussione cruciale sul futuro delle politiche di sviluppo per i prossimi sei anni, dal 2014-2020. Le domande e le sfide sono molte. Anche in questo caso citiamo le più rilevanti.
La sfida della “politica di differenziazione” – l’approccio in cui gli aiuti rispecchino il nuovo contesto geopolitico – propone di pensare a forme e strumenti di intervento e a politiche che non contemplino l’aiuto allo sviluppo. E’ altrettanto vero però che il tema della povertà e dei poveri non può essere rimosso con l’adozione di criteri e parametri meramente quantitativi come il PIL o il reddito pro-capite. Il 75% dei poveri vivono nei Paesi a medio reddito Bisogna adottare un approccio più articolato per il quale una eventuale diminuzione dell’aiuto verso certi Paesi oggi a medio reddito non significhi un “abbandono dei poveri”.
La sfida della coerenza delle politiche europee per lo sviluppo sulla scena internazionale, a partire dalle attività di cooperazione, deve essere fondata sui principi alla base della democrazia, dello stato di diritto. I temi sul tavolo sono sicurezza alimentare, diritto al godimento dei beni naturali, sicurezza umana, migrazione, e tutti invariabilmente evidenziano il rapporto di causa-effetto delle politiche che realizziamo a casa nostra con quelle esterne. Ciò porta a un cambiamento di prospettiva per cui lo sviluppo dei paesi europei diviene strettamente connesso allo sradicamento della povertà e al reale perseguimento degli obiettivi dello viluppo sostenibile e dei diritti per tutti.
La sfida dei processi di integrazione e vicinato. Oltre alla cooperazione in senso stretto, siamo chiamati a misurarci con l’altra grande politica esterna dell’Ue, quella di “vicinato”, L’Europa ha realizzato un grande successo attraverso le politiche di allargamento e integrazione, vincendo una scommessa sulla frontiera centro-orientale, potenzialmente fonte di crisi e di instabilità. Essa ha dimostrato, in anni in cui si perseguivano altre strade, che i processi basati sulle politiche di inclusione e integrazione possono essere vincenti. Analogo impegno deve essere rivolto alla riva Sud del Mediterraneo. Su questa missione di “crocevia” proteso nel Mediterraneo, l’Italia deve svolgere un ruolo di capofila nel rappresentare le esigenze dei Paesi della riva Sud del Mediterraneo, per fare giocare all’Europa un grande ruolo, dando una risposta positiva ai processi di transizione democratica generatisi dalla “Primavera araba”.
*responsabile relazioni istituzionali – Oxfam Italia
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