Mondo

Cipsi: cooperazione, serve un ministro ad hoc

"Non deve più essere parte degli interessi della politica commerciale ed estera, ma vera politica del vivere insieme".

di Guido Barbera

Continua il dibattito online sul futuro della cooperazione internazionale lanciato da Vita.it in vista del Forum  dell'1-2 ottobre. Questo l'intervento del presidente del Cipsi, a nome dei 40 soci del coordinamento.

In un mondo sempre più globalizzato, nell’era delle migrazioni e dei mercati, o impariamo a convivere insieme nel migliore dei modi possibili, o il futuro sarà sempre più nero per tutti! Per questo abbiamo bisogno di cooperare e di cooperazione.
Le barriere geografiche ed economiche sono cadute da decenni: cittadini di tutto il mondo vivono nelle nostre città; l’economia globale cresce molto di più di quella europea e italiana, non solo in Cina o in Brasile, ma anche in Africa. Pochi, sempre più ricchi. Moltissimi, sempre più poveri: in ogni continente e nazione. La cooperazione non è più parte qualificante o integrante solo della politica estera, ma deve indirizzare l’intera politica nazionale e internazionale per garantire la convivenza, la giustizia e la pace sociale tra i popoli. Per questo chiediamo una regia politica della cooperazione alla presidenza del Consiglio dei Ministri, con un Ministro responsabile dell’indirizzo politico della cooperazione, che sia popolare, basato sull’integrazione e sul protagonismo dei cittadini, a partire dai giovani, che sia punto di riferimento coerente all’intera politica nazionale e internazionale del nostro paese, teso al benessere sociale e alla convivenza pacifica, attraverso il lavoro, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani.
La cooperazione ha superato il concetto di aiuto e di progetto. Anche il volontariato e le ONG, che pur portano un bagaglio di esperienza da non trascurare e tralasciare, devono rivedere il loro ruolo per diventare promotori di una nuova cultura della cooperazione. Una cooperazione che è politica del vivere insieme, in grado di affrontare i problemi di ogni persona come problemi della comunità; di gestire i beni e i servizi come beni e servizi comuni. Solo da una rinnovata cultura sociale della cooperazione e da un chiaro impegno politico, attraverso una nuova strategia, può trovare struttura una nuova legge della cooperazione italiana. Per questo, chiediamo a tutte le forze politiche e al governo di non procedere forzatamente alla riforma della legge, ma di valorizzare i lavori del prossimo Forum e il confronto con tutte le parti sociali, politiche e istituzionali, ivi comprese le aggregazioni di migranti come quelle dei paesi storicamente in relazione con il nostro popolo. Questo al fine di ridefinire i pilastri sui quali il nuovo parlamento e il nuovo governo dovranno da subito, nella primavera del prossimo anno, indirizzare la politica italiana, defininendo la struttura, i nuovi strumenti e le risorse possibili e necessarie che si potranno mettere in campo. In questo contesto la politica estera non è lo strumento per sviluppare gli interessi del ‘sistema Italia’ verso gli altri popoli, ma piuttosto il canale attraverso il quale portiamo, nel mondo intero, il valore aggiunto di una politica italiana di convivenza, nel rispetto dei diritti e dei beni comuni per la pace.
L’Italia non sarà mai un grande paese per il suo potere, ma potrà esserlo per i suoi valori, specialmente se saprà recuperare queste sue radici di solidarietà.

*presidente Cipsi


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