Non profit

A Corleone si coltiva l’antimafia

Boom delle adesioni ai campi di lavoro del progetto Liberarci dalle spine, promosso dall'Arci. Corleone batte tutti: nell'allora culla della mafia sono arrivati 250 giovani volontari in quattro mesi. L'intervista al coordinatore

di Daniele Biella

C’è chi va in Sicilia per il bel mare e l’ottimo cibo. C’è invece chi ci va, giovanissimo, a zappare la terra. Magari su terreni confiscati alla mafia, proprio in quello che era fino a poco tempo fa il suo cuore pulsante, Corleone. Non stiamo parlando dell’avventura di pochi, ma della scelta che sta portando centinaia di ragazzi di tutta Italia, per due settimane, a vivere un’esperienza unica del suo genere, quella dei campi di lavoro e conoscenza del progetto Liberarci dalle spine (vedi il promo 2012 e la pagina facebook ), che Arci promuove da otto anni in Puglia, Calabria, Campania e Sicilia con l’appoggio di Spi Cgil e cooperativa Lavoro e non solo, ma che ha avuto quest’estate un boom a dir poco clamoroso: 800 partenze in quattro mesi. Il record spetta proprio a Corleone: “Abbiamo avuto un aumento esponenziale delle richieste di partecipazione: quest’anno siamo arrivato a 30 presenze per turno, da fine maggio a fine settembre, per un totale di 250 volontari”, spiega Stephan Greco, coordinatore del campo di Corleone e membro del direttivo di Arci Milano, che Vita.it ha raggiunto al telefono.

Cosa significa un campo su terreni confiscati alla mafia a Corleone?
Nel pratico, vuol dire al mattino lavoro intenso nei campi della cooperativa sociale Lavoro e non solo, che inserisce persone con problemi di salute mentale. Al pomeriggio incontri formativi con attivisti ed esperti sul tema dell’antimafia e sopravvissuti ad attentati mafiosi. È chiaro che un giovane che sceglie di venire a Corleone sa che promuovere l’antimafia non significa fronteggiare direttamente i mafiosi. Piuttosto, con la sua presenza fa capire che rifiuta la logica mafiosa e aiuta a promuovere alternative.

Qual è l’identikit del volontario?
Ha dai 17 ai 23 anni, proviene da varie regioni d’Italia con prevalenza di Toscana, Emilia e Lombardia, per quasi il 70% del totale è femmina. Poi ci sono quattro volontari per turno dello Spi (Sindacato pensionati italiani della Cgil, ndr), che non vanno nei campi ma cucinano per tutto il gruppo. La Toscana è al top degli invii perché la regione rimborsa ai volontari il viaggio, anche l’Emilia una parte. Dall'anno prossimo anche il Comune di Milano finanzierà dieci partenze, mentre quello di Casalpusterlengo ha inviato un gruppo di studenti. La speranza è che iniziative simili degli enti pubblici si moltiplichino.

Perché un giovane del Centro-Nord Italia sceglie proprio Corleone?
Nella letteratura mondiale Corleone è considerata la culla della mafia, e in effetti da qui provengono Totò Riina e Bernardo Provenzano, due nomi forti della malavita organizzata. Ma è anche uno dei luoghi più significativi per l’antimafia, basta ricordare gli esempi dell’ex sindaco Bernardino Verro, ucciso dai mafiosi, o di Placido Rizzotto. Le ragazze e i ragazzi che vengono qui vogliono conoscere da vicino questa terra così significativa, e la sua gente.

Come reagiscono gli abitanti del paese?
Ora molto bene. Per i primi anni è stata dura, c’era molta diffidenza e a volte addirittura atteggiamenti ostruzionistici. Poi hanno conosciuto i contenuti dell’esperienza, le persone, e un po’ alla volta ci  hanno dato fiducia. Oggi il rapporto è di collaborazione, capita spesso che in paese vengono promossi eventi in congiunto tra volontari e cittadini.

Qual è l’immagine più significativa del campo?
Una di quelle più forti è di sicuro l’incontro con i tre superstiti, oggi molto anziani, della strage di Portella della Ginestra (il 1 maggio 1947, undici persone tra cui due bambini morirono ammazzate durante una manifestazione contro il latifondismo di Cosa nostra, ndr). Toccante è anche la visita alla casa-museo di Peppino Impastato, attivista antimafia ucciso il 9 maggio 1978. Poi ci sono altri momenti da ricordare: l’affiatamento che si crea tra i vari gruppi, lo scambio con gli abitanti.

Quando bisogna iscriversi?
A inizio primavera, perché quest’anno ad aprile già avevamo esaurito i posti a disposizione. A seconda del periodo che uno sceglie cambia anche la tipologia di lavoro nei campi. Prima, ad esempio, c’è la raccolta dei pomodori, invece ora è periodo della vendemmia.


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