Non profit

Wwf: i parchi italiani sono in pericolo

Sul banco degli accusati l'eccesso di burocrazia

di Gabriella Meroni

Rischiano la paralisi la meta’ dei nostri Parchi nazionali, 11 delle 21 aree protette create per conservare e gestire le specie animali e vegetali e gli habitat piu’ importanti. L’Sos viene dal WWF Italia che in una conferenza stampa alla presenza del Ministro dell’Ambiente e del Territorio, Altero Matteoli, ha lanciato allarmi e dubbi sul futuro delle aree protette. Fra i parchi a rischio spiccano Cilento e Vallo di Diano, Maiella, Gran Sasso-Monti della Laga tutti commissariati; l’Appennino Tosco Emiliano senza Ente gestore; Maddalena e Asinara in gestione provvisoria. Sono addirittura ”fuorilegge” per il Wwf, Gennargentu e Delta del Po costituiti solo sulla carta mentre sono ancora da istituire la Sila, la Val d’Agri e l’Alta Murgia. Infine ben 6 parchi sono tuttora ”acefali”, ovvero, senza Direttore, Arcipelago Toscano, Cinque Terre, Gargano, Asinara e Val Grande e la Maddalena, quest’ultima anche a rischio cemento. Sul banco degli accusati l”’eccesso di burocrazia”, accentuato da una contrapposizione ”folle” tra funzioni statali e locali, ”esasperato quando gli enti che si confrontano sono governati da maggioranze di segno diverso”. Risultato: lentezza nei processi decisionali, nelle nomine degli amministratori e nella perimetrazione che rallentano lo sviluppo dell’area e creano, al posto degli Enti Parco, ”macchine farraginose che gli ambientalisti per primi e le popolazioni locali poi, vorrebbero mai vedere”. Da un’indagine effettuata dal WWF, risulta che i parchi spendono in media circa il 70% delle proprie risorse per le attivita’ burocratiche (amministrazione, contabilita’, questioni legali, controlli atti burocratici) e solo il 30% per quelle istituzionali, ovvero, conservazione della natura, educazione e ricerca, promozione dello sviluppo sostenibile. Una gestione che va esattamente nel senso contrario a quello dei parchi europei dove la burocrazia impegna appena il 15% delle risorse mentre l’85% si traduce in azioni concrete sul territorio.


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