Welfare
Amnesty: anche Monti continua le politiche discriminatorie
"Sgomberi e violazioni dei diritti umani: il governo tecnico non usa il linguaggio offensivo dei suoi predecessori. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, non ci sono differenze"
L'apertura di "un nuovo campo segregato", in località La Barbuta, fuori Roma "è un esempio assai evidente di come le autorità non intendano cambiare”. In fatto di politiche nei confronti di Rom, in Italia, il governo tecnico di Mario Monti non ha segnato nessuna significativa discontinuità, a parte forse un cambiamento nel linguaggio. L'accusa arriva da Amnesty International, in occasione della presentazione di un documento intitolato “Ai margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia” (scaricabile qui a lato).
“Il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali e agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea. Bambini, donne e uomini residenti nei campi continuano a essere sgomberati senza adeguata consultazione, preavviso e offerta di un alloggio alternativo” – ha dichiarato Elisa De Pieri, ricercatrice sull’Italia del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. “I residenti dei campi informali sono i più colpiti e continuano a essere sgomberati a ogni occasione”.
“Il governo Monti non usa il linguaggio offensivo dei suoi predecessori. Ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, non si riscontrano reali differenze” – ha aggiunto De Pieri.
Amnesty sottolinea che "nei 10 mesi trascorsi da quando il Consiglio di stato, il più alto organo di giustizia amministrativa, ha dichiarato illegittima la cosiddetta Emergenza nomadi, ossia le leggi d’emergenza che hanno preso di mira i rom in Italia, questi ultimi non hanno ricevuto alcuna riparazione né alcun concreto rimedio alle violazioni dei diritti umani causate da tre anni e mezzo di stato d’emergenza".
Nel 2012 centinaia di rom sono stati vittime di sgomberi forzati a Roma e Milano, rimanendo senza alloggio. Secondo le autorità locali di Roma, nei primi sei mesi del 2012 sono state sgomberate oltre 850 persone dai campi informali. Rifugi di emergenza sono stati offerti solo in 209 casi, tutti riguardanti madri e bambini. Solo cinque madri e i loro nove figli hanno accettato, mentre la maggior parte ha rifiutato la separazione dal resto della famiglia. A Milano, oltre 400 persone sono state colpite da sgomberi dall’inizio del 2012 alla fine di luglio. La promessa di promuovere uguale trattamento e di migliorare le condizioni di vita dei rom, sancita nella Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei caminanti presentata dal governo italiano all’Unione europea quest’anno a febbraio, nel 2012 è quindi, con tutta evidenza, rimasta sulla carta.
Amnesty aggiunge che "i piani per chiudere i campi autorizzati e quelli tollerati vanno avanti nonostante la mancanza di un’autentica consultazione e di adeguate salvaguardie legali. Le condizioni di vita nella maggior parte dei campi autorizzati restano molto misere, mentre quelle nei campi informali sono anche peggiori, con scarso accesso all’acqua, all’energia elettrica e ai servizi igienico-sanitari".
Sgomberati, ma senza diritto alla casa. Amnesty parla, su questo fronte, di "segregazione su base etnica". I Rom che provano ad averne una "restano intrappolati in pastoie burocratiche che impediscono loro di concorrere senza discriminazioni alle graduatorie per gli scarsi alloggi popolari” – ha proseguito De Pieri
Risultato, denuncia Amnesty, nuove baracche: "I ripetuti sgomberi forzati hanno spinto i rom a costruirsi baracche in luoghi dove sono esposti a condizioni estremamente precarie, con accesso assai limitato all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e ad altri servizi, con riparo pressoché inesistente dalle intemperie e infestati da topi e ratti".
“È davvero giunto il momento che le autorità italiane smettano di aggirare i loro obblighi internazionali e migliorino la qualità della vita dei rom che vivono nei campi autorizzati e in quelli informali, fornendo loro un alloggio adeguato – cosa che è un loro diritto. Le famiglie rom devono essere messe in grado di integrarsi e di diventar parte della società in condizioni di uguaglianza” – ha concluso De Pieri.
Amnesty International ha inoltre raccomandato che "la Commissione europea avvii una procedura d’infrazione contro l’Italia sulla base della Direttiva sull’uguaglianza razziale, per il trattamento discriminatorio dei rom rispetto al loro diritto a un alloggio adeguato".
Qualche segnale di speranza
"Un po’ di speranza per i rom in Italia", scrive Amnesty in una nota, "arriva da due recenti sentenze in materia di sgomberi forzati e segregazione".
"Il 31 luglio, il sindaco di Roma ha ordinato la chiusura del campo di Tor de’ Cenci, residenza di rom della Bosnia e della Macedonia sin dal 1996, ufficialmente per motivi di scarsa igiene e dei conseguenti rischi per la salute degli abitanti. L’unica alternativa offerta è stata all’interno dei campi segregati della Barbuta e di Castel Romano, entrambi situati a grande distanza dalla città e isolati dai servizi.
Dopo il ricorso di alcune famiglie rom rimaste a Tor de’ Cenci, il 27 agosto il Tar del Lazio ha sospeso temporaneamente l’ordinanza del sindaco e ha ricordato alle autorità che esse sono responsabili del mantenimento di adeguate condizioni di salute e di igiene nel campo, fino a quando il tribunale non prenderà una decisione definitiva sullo sgombero.
Nel frattempo, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, circa 200 persone sono state trasferite da Tor de’ Cenci alla Barbuta, un’isolata striscia di terra stretta tra la ferrovia, il Grande raccordo anulare e la pista dell’aeroporto di Ciampino. Il 4 agosto, il tribunale civile di Roma ha accolto un ricorso delle Organizzazioni non governative locali, sospendendo in via precauzionale i nuovi trasferimenti alla Barbuta, in attesa di pronunciarsi sulla natura discriminatoria del sistema di alloggio concepito nel nuovo campo".
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