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Amnesty: «Violenza indiscriminata da parte del Governo»

Senza mezzi termini il nuovo rapporto dell'ente dopo 10 giorni passati dai propri ricercatori ad Aleppo. "Civili vittime di orribili violenze": sotto accusa anche i ribelli, ma la maggior parte dei soprusi proviene dagli attacchi del regime

di Daniele Biella

Massacro quasi a senso unico. Non ha dubbi la task force di Amnesty International che nei primi 10 giorni di agosto ha toccato con mano l’atroce conflitto armato che sta avendo luogo in Siria da più di un anno a questa parte: su 30 attacchi investigati nella città di Aleppo, che hanno causato almeno 80 morti civili accertate, la quasi totalità è pervenuta dalle forze governative, comandate dal presidente Bashar Al Assad. "L'uso di armi imprecise come le bombe non guidate, i proiettili di artiglieria e i mortai da parte delle forze governative ha drasticamente aumentato il pericolo per i civili", ha dichiarato Donatella Rovera, ricercatrice di Amnesty  da poco tornata da Aleppo.

 L’organizzazione per i diritti umani ha pubblicato oggi un nuovo rapporto (disponibile qui in inglese) che documenta nel dettaglio quanto osservato: undici pagine, foto e video in cui si documentano i sempre più frequenti attacchi, aerei e da terra, da parte delle forze governative siriane contro le zone residenziali della città: attacchi spesso indiscriminati e che comportano grave rischio per i civili, che “stanno sopportando un orribile livello di violenza nella battaglia in corso ad Aleppo tra le forze governative siriane e i combattenti dell'opposizione armata” . Ogni giorno, riporta il briefing, “Amnesty è stata testimone di attacchi via aerea e via terra delle forze governative, che non facevano alcuna distinzione fra combattenti ribelli e civili, bambini inclusi”. Nel pomeriggio del 6 agosto, due attacchi aerei hanno ridotto in macerie le case della famiglia Kayali, uccidendone dieci membri, sette dei quali bambini.

Alcune delle vittime sono morte negli stessi luoghi in cui avevano cercato rifugio, dopo essere state costrette a fuggire dalle loro abitazioni a causa dei combattimenti, come Amina Hindi, uccisa con il marito, la madre e il nipotino di tre mesi. Era fuggita col marito dalla loro casa per via dei combattimenti. La famiglia alloggiava dal fratello di lei quando, l'8 agosto, l'abitazione è stata colpita dal fuoco dell'artiglieria. Ancora, il briefing documenta anche casi in cui i civili sono stati uccisi e feriti mentre erano in fila per il pane: ad Aleppo infatti il pane scarseggia e ci sono lunghe code davanti alle panetterie sia di giorno che di notte. Il 12 agosto, alle 3 del mattino, una ragazza di 13 anni, Kifa' Samra, e suo fratello Zakarya di 11 anni, sono stati uccisi insieme a una vicina, madre di 11 figli, mentre facevano la fila per il pane nei pressi della loro abitazione. Tutti atti di palese violazione della legge umanitaria internazionale.

Un ulteriore preoccupante sviluppo delle ostilità è il forte uso della tortura e delle esecuzioni  extragiudiziali e sommarie di civili non coinvolti nel conflitto da parte delle forze governative. I corpi di uomini, per lo più giovani, di solito ammanettati e colpiti alla testa, sono stati di frequente rinvenuti vicino al quartier generale dell'intelligence aeronautica militare, completamente sotto il controllo delle forze governative. Infine, non è esente da violazione delle legge internazionale anche l’Fsa, Il Free syrian army, l’esercito libero ribelle. Amnesty ha potuto documentare più di un’atto illegale e violento ai danni soprattutto di clan legati agli shabiha, la milizia paramilitare filogovernativa che sta seminando il terrore tra la popolazione.

"Poiché le vittime civili continuano ad aumentare, è indispensabile che tutte le parti, le forze governative e i combattenti dell'opposizione,  rispettino il diritto umanitario internazionale, che impone loro di prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili. I responsabili degli attacchi indiscriminati contro i civili e degli altri crimini di guerra devono aspettarsi che saranno chiamati a risponderne”, ha precisato Rovera."È una vergogna che la comunità internazionale resti divisa sulla Siria, che trascuri le prove delle dimensioni e della gravità delle violazioni dei diritti umani che vengono commesse e guardi efficacemente dall'altra parte mentre i civili sopportano il peso di quanto avviene".
 


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