Non profit

Così i giovani di MTV fanno la rivoluzione

Non solo musica e pop. Ma spazi e formule nuove per raccontare come la "generazione perduta" sta cambiando il mondo. Nei paesi arabi, per esempio. Così Francesca Ulivi, direttore tg e responsabilità sociale, racconta al Meeting il lato social della rete giovanile

di Antonietta Nembri

Un tema e cinque storie settimanali, ben 450 racconti di ragazzi dal marzo del 2010. È questa la formula scelta da Mtv News per descrivere quella che viene definita una generazione perduta. «Tutti filosofeggiano dei giovani, li raccontano come fenomeni, ma chi sono loro? Chi sono i giovani reali?» si chiede Francesca Ulivi, direttore Tg e responsabilità sociale di Mtv Italia, la rete televisiva giovane che ha scelto un format particolare per raccontare questa generazione.
Al Meeting di Rimini Francesca Ulivi presenta il reportage di Gianni Micalessin “La rivoluzione, un sogno” dedicato alla primavera araba. Le abbiamo chiesto di spiegare la scelta di questa formula da parte di Mtv News.«La forma è quella del documentario. Abbiamo scelto dei racconti in presa diretta e poco filtrati senza voci fuori campo che interpretino la realtà o che diano giudizi, l’idea è quella di raccontare la vita nel modo più vicino alla realtà»

Vita. E la vostra scelta è stata premiata?
Ulivi: «La risposta è stata fortissima. C’è da dire che un tg fatto con queste caratteristiche non esisteva. Noi non raccontiamo delle vite eccezionali, ma esperienze comuni, diffuse, che narriamo però con un linguaggio che può sembrare più filmico che giornalistico. La comunicazione è diretta e ha avuto successo tra i ragazzi, anche perché è risultato un modo di comunicare empatico».

Vita. In che senso? Che feedback avete avuto dai vostri telespettatori?
Ulivi: «I ragazzi vogliono poche mediazioni, guardando questi filmati hanno scoperto qualcosa di diverso, o magari situazioni simili alle loro, ma mai raccontate dalle tv. Certo, nel caso delle primavere arabe grazie ai racconti dei loro coetanei egiziani, tunisini e libici si sono anche resi conto di quanto sia diversa la realtà  di quei paesi. Noi, dopo sei mesi di messa in onda, avevamo anche invitato i giovani a mandare delle storie. Noi i temi li scegliamo con ampio anticipo e a lavorarci ci sono dei ricercatori universitari, sociologi che fanno ricerca, con un lavoro poco "televisivo" forse…».

Vita. Tornando alle risposte dei ragazzi…
Ulivi: «Sono arrivate, e alcune storie le abbiamo poi portate in videa, come per esempio quella della ragazzina di Rosarno che ci raccontava le difficoltà sentimentali dei giovani in quel piccolo centro. Ma, al di là delle storie specifiche, ci  sono arrivati anche suggerimenti di temi, racconti di piccole rivoluzioni sociali che si stanno vivendo in Italia. Racconti di una generazione che non è perduta, ma che anzi sta cercando la sua strada».

Vita. Mtv è una rete generazionale, una tv “giovane”, con news che raccontano la primavera araba vista dai giovani, ma è anche la rete su cui va in ondaa anche un reality come "Jersey Shore", che presenta forse non proprio dei modello da seguire…
Vita: «Siamo una rete commerciale, non siamo una rete di “servizio”, ma con le nostre cinque edizioni di Mtv News cerchiamo comunque di dare degli strumenti perché i giovani possano crescere meglio. Ma non ci fermiamo qui. Alle storie che raccontiamo nelle news abbiamo anche abbinato delle campagne di attivazione, e abbiamo visto che la partecipazione è stata veramente tanta. Come per l’iniziativa “Tocca a noi”, attraverso  la quale stimolavamo la partecipazione che è sfociata poi in una proposta di legge di iniziativa popolare: oltre tre milioni e mezzo di giovani hanno partecipato alle diverse fasi di questa campagna, abbiamo anche raccolto quasi 80mila firme, purtroppo non tutte valide perché non in tutti i Comuni, soprattutto in quelli molto piccoli, ci sono gli uffici elettorali per l’autenticazione. Ci sono state anche delle liste civiche che sono nate sulla spinta delle nostre campagne a favore della partecipazione attiva dei giovani alla vita politica e sociale…».

Vita. Tornando a “La rivoluzione, il sogno”, il documentario che viene presentato qui al Meeting: ne esce un racconto della primavera araba, raccontata dai giovani di piazza Taharir che si incontrano nei bar e nei caffè del Cairo, un po’ diversa dalle narrazioni che ci sono state proposte dai vari servizi e tg in questi mesi…
«Quel che è successo nei paesi arabi è passata come la rivoluzione "via twitter", ma i social network sono stati solo uno strumento. I ragazzi che raccontano la loro esperienza, l’assenza di giudizio e di intervento del punto di vista del giornalista, ha reso queste storie molto più forti, più empatiche. Ed è questa una chiave per parlare con i ragazzi. Sono molto interconnessi, sono la generazione di internet e allo stesso tempo sono molto pro-attivi, si pensano come una collettività e hanno scelto forme di intervento sociale, non strutturate, sia nella scuola sia nei quartieri dove vivono. Si auto organizzano, fanno più fatica della nostra generazione, ma è questa la loro strada».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA