Welfare

Cielle, nati per gli altri

Del movimento fondato da don Giussani si parla sempre tanto in Italia, specie quando si accendono i riflettori del Meeting. In realtà sono decine le imprese di “gratuità” spuntate in questi anni in ogni angolo del mondo. Giorgio Vittadini ce le racconta senza fare sconti a nessuno. Nemmeno alla sua CdO

di Riccardo Bonacina

All’origine dell’esperienza di Cl c'è un prete brianzolo, don luigi Giussani che al liceo Berchet di Milano aggrega intorno a sé alcune decine di studenti intorno a tre momenti, la liturgia, la riflessione e la messa in comune dell’esperienza, e la “caritativa”. In Il senso della caritativa, in cui si riprendono i punti essenziali di una conversazione del 1959 fra Giussani e alcuni studenti giessini che erano soliti recarsi settimanalmente a far compagnia ai bambini nelle cascine della Bassa milanese, è scritto: «la natura nostra ci dà l'esigenza di interessarci degli altri. Quando c'è qualcosa di bello in noi, noi ci sentiamo spinti a comunicarlo agli altri. Quando si vedono altri che stanno peggio di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in qualcosa di nostro. Questo darsi, questo comunicarsi, questo interessarsi all’altro, fa parte della nostra natura. Qual è la legge di questo? Che siamo più noi stessi. Questo comunicarsi è una legge del nostro io. La legge suprema, del nostro essere, è condividere l’essere degli altri, è mettere in comune se stessi».
Malgrado tutto ciò sembri oggi, ad un lettore italiano, invisibile perché coperto da una spessa coltre di fango e di errori, questa rimane la principale caratteristica dell’esperienza di Cl in ogni parte del mondo ed anche da noi; chi vive nei territori e non davanti a un computer del resto lo sa e lo sperimenta. Giorgio Vittadini, professore all’università Bicocca e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà è un vero crocevia globale di tutti i semi di gratuità che l’esperienza del movimento ecclesiale sparge per il mondo.

Professore perché “la caritativa” è così decisiva nell’esperienza del movimento?
Giussani rovescia l’idea di carità che è quasi sempre intesa come una cosa che fa l’uomo. Invece il dono di sé commosso è innanzitutto di Cristo verso l’uomo. Se uno fa l’esperienza di essere amato ( “Amar che nullo amato amar perdona”) non può che amare, non può che restituire qualcosa che ha già avuto. In questo modo togli alla carità l’aspetto volontaristico, che dipende dalla mia buona volontà. e diventa un inevitabile dare come gratitudine, cioè un donarsi, il donare sè. Questo diventa un grandissimo gesto di educazione di massa nei primi anni di Gs. I ragazzi andavano in Bassa a condividere la vita in un modo che permetteva loro di riscoprire tutta la dignità della persona umana. Me lo disse il professor Marco Martini. Mi raccontò che un giorno diedero 2mila lire ad una donna che non aveva da mangiare. Tornano due settimane dopo e vedono che questa donna si è comprata un rossetto. Allora, scandalizzati corrono da Giussani dicendogli che si sentivano presi in giro. e invece Giussani rispose loro che non avevano capito nulla dell’umano, perché grazie a quel rossetto quella donna si era sentita donna per la prima volta nella sua vita. Proprio sentendo questa storia, un’altra amica, Cleuza, in Brasile, ha deciso di fare dei punti di estetista nelle favelas per permettere alle donne di riscoprirsi tali. Questa idea della condivisione che permettere all’uomo di riscoprire la propria bellezza e la propria dignità è il senso della caritativa che è diventata da lì il gesto fondamentale della vita di Cl.

In ogni angolo del mondo
Certo, penso a tutto il lavoro di presenza nelle carceri, in tutto il mondo. È una presenza imponente, quotidiana, commovente. Penso anche alla presenza negli istituti per anziani, disabili e e non autosufficienti. Il gesto della caritativa è fatto da decine di migliaia di ciellini in tutto il mondo. Da lì nascono in molti casi delle opere di carità. In risposta a bisogni del territorio. Alcune sono molto conosciute come Banco Alimentare e Avsi, ma sono centinaia e centinaia.

Anche la tanto accusata CdO nasce da esperienze così, eppure oggi è percepita come lobby affaristica…
Cdo nacque proprio dal desiderio di passare da una presenza politico – egemonica, che era il rischio  che correva il Movimento popolare in quegli anni, ad una presenza di questo tipo, fatta di piccole realtà che si danno una mano. tutta la lettura ideologico affaristica fatta in questi anni, con Cdo non ha mai avuto niente a che fare ma è dovuta, a ragione o a torto, a tutto un mondo politico che ha detto e fatto cose spacciandosi per Cdo. È una lettura legata ad ambienti politici. È stato attribuito al nome Cdo, come è stato fatto anche con Cl, qualcosa che appartiene a delle enclave del mondo politico. Oppure, è stata frutto di accuse e demonizzazioni, come nel caso di tonino Saladino in Calabria, costruite su ossessioni, fantasmi e miti di qualche magistrato politicizzato (Luigi De Magistris) smontati poi a livello processuale e dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura. Sarebbe interessante fare una ricostruzione di ciò che è successo per capire come, innanzitutto, CdO è stata danneggiata da presenze che non hanno mai avuto a che fare con la nostra esperienza. In secondo luogo si potrebbero vedere al replay le campagne di stampa pesanti contro una realtà che non si è mai asservita alle logiche di potere mediatico, politico e giudiziario che comandano di oggi. Siamo senza patria, e non abbiamo padrini né di sinistra evidentemente, né di destra, quella che ha dominato per 20 l’Italia e che ha sempre avuto altri riferimenti, circuiti e intrallazzi. Se in Italia non hai dei padrini ti buttano addosso di tutto, e non solo a noi del resto. Gli stessi che oggi alimentano certe campagne ieri hanno partecipato alla svendita dei beni pubblici. Nessuno della CdO ha partecipato alle privatizzazioni delle autostrade, dei telefoni, dell’energia come invece hanno fatto le solite grandi famiglie e centri di potere.

Nessun errore quindi di Cl e Cdo?
Gli errori ci sono stati eccome, e la lettera di Juliàn Carron pubblicata in prima pagina da Repubblica il 30 aprile, le ha messe in luce. Facendo le opere tu sei tentato di forzare la realtà e dimenticarti quanto abbiamo detto all’inizio. le opere non sono il modo per risolvere un problema. Se pensi così, nella carità come nella politica, gli errori che sono normalmente dietro l’angolo si moltiplicano. Non tanto dal punto di vista giudiziario, ma perché rincorri l’egemonia e il potere. Il nostro compito è vivere una testimonianza sulla politica ma soprattutto nelle opere. Cl quest’estate ha proposto come libro dell’estate L’assassino nella cattedrale di Eliot. Le quattro tentazioni di Thomas Becket sono le nostre. Il devoto ricordo; quella del dire che se non hai un certo potere non cambi il mondo; quella di allearsi coi poteri forti; e la tentazione di fare queste cose perché sei gonfio della tua carità. Sono i nostri errori e si pagano. penso che oggi siamo chiamati a questa conversione. Dobbiamo tornare alla questione originaria proposta da Giussani, questo è il punto vero aldilà delle strumentalizzazioni.

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