Welfare

Fjestival, cultura contro la discriminazione

Sabato 14 e domenica 15 luglio al Parco Trotter di Milano va in scena il dialogo multietnico: concerti, danze, cene e laboratori. Intervista all'organizzatrice dell'evento

di Daniele Biella

“Lo vedi là fuori il mondo in preda alla destabilizzazione? Gli odi reciproci, il razzismo che cresce, le destre estreme che tornano in auge, le sinistre estreme che non rifiutano la violenza: c’è bisogno di un sussulto culturale di tutta la comunità: la nostra parte si chiama Fjestival delle diversità, con la ‘j’ proprio perché è unico nel suo genere”. Raffaella Correnti, 32 anni, factotum dell’associazione Convergenza delle culture, è alla testa dell’organizzazione dell’undicesima edizione della kermesse di musica, workshop, cibo etnico e dibattiti che si tiene sabato 14 e domenica 15 luglio 2012 al parco Trotter di Milano, nella zona di viale Padova, l’arteria più multirazziale di Milano. Vita.it è andata a conoscerla alla vigilia di quella che si preannuncia “la più partecipata di tutte”. Il programma (leggilo qui) è ricco di iniziative che vedono la presenza di artisti e cittadini originari da decine di paesi del mondo.

Qual è l’idea portante del Fjestival delle diversità 2012?
La necessità di tornare alla democrazia diretta. Sono gli anni degli Indignados, della Primavera araba, dell’economia alternativa come lotta nonviolenta per contrastare il predominio della finanza speculativa: questi sono i punti di partenza del festival, che dal punto di vista culturale affronterà tutti questi temi e altri. Partendo da un’impostazione precisa: il pubblico è il protagonista.

In che senso?
Ogni incontro, in primis i laboratori, è concepito in modo tale che ognuno può dare il proprio contributo, come è già successo per la preparazione del Fjestival, che ha coinvolto ben 15 associazioni del territorio milanese. Un esempio di quanto accadrà sono i Cafè La Paz: vere e proprie tertulie in cui verrà servito l’aperitivo e i commensali discuteranno su temi di attualità, per poi giungere a un documento di insieme che diverrà una sorta di manifesto dell’evento.

Quanto costa organizzare l'evento?
Per la passata edizione abbiamo speso 20 mila euro, tutte di tasca nostra dato che non riceviamo contributi. Di questi, 2.500 vanno per i permessi per occupare gli spazi pubblici. Siamo rientrati nelle spese grazie alla ristorazione e a i contributi delle associazioni partecipanti. Quest’anno, comunque, al sabato sera oltre ai punti di ristoro a pagamento prevediamo anche un momento di ‘cena sociale’, in cui ognuno può portare qualcosa da casa e si mangia tutti assieme senza dovere pagare nulla.

Al Fjestival partecipano italiani e stranieri. A che punto è la convivenza reciproca nella Milano di oggi?
La città è diversa da quando il sindaco è cambiato: con Giuliano Pisapia si respira un'aria più tollerante, anche se c'è ancora molta strada da fare per difendere i diritti di tutti e per la lotta alla discriminazione. Il Fjestival è un evento in questo senso, ma serve un impegno quotidiano. Noi facciamo del nostro meglio anche aderendo alla Rete immigrati auto-organizzati, che a Milano sta diventano un importante punto di riferimento per i migranti  chiunque voglia lavorare a livello politico per favorire il dialogo fra le culture.


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